
Sono più di 50 i lupi ritrovati morti solo nel 2025 in Piemonte, alcuni di questi uccisi da bracconieri e nel periodo 2024 – 2025, nelle Province di Torino e Alessandra, sono stati uccisi rispettivamente 36 e 12 esemplari. Sono dati forniti dalle associazioni Pro Natura e Green Impact e la rete di associazioni Italianwildwolf, che chiedono “una nuova politica nella regione che parta da conoscenze di ecologia e dal rispetto dei soldi pubblici”.
“Non più “Attenti al lupo”, ma “Viva il lupo” – dicono le tre associazioni -. La presenza di questo bioregolatore naturale – in grado di limitare il surplus di ungulati come cinghiali, caprioli, ma anche specie alloctone come le nutrie – dovrebbe essere quindi salutato con favore, il lupo svolge anche un ruolo chiave per la tutela della biodiversità e il mantenimento di ecosistemi sani e funzionali. Ma questo non accade in Piemonte. Disinformazione, bracconaggio diffuso, scarsa prevenzione nel mondo agricolo nonostante i sussidi disponibili, poca promozione della coesistenza uomo-lupo e spreco di soldi pubblici stanziati per cacciare cinghiali – le prede naturali del lupo – stanno creando un corto circuito innaturale”. Il lupo, sostengono, non deve essere visto come un problema, ma anzi come una delle soluzioni alle molte difficoltà che interessano il mondo agricolo.
In Piemonte solo nel 2025 – non ancora concluso – sono stati trovati morti oltre 50 lupi: “E’ necessario un cambio di rotta. Le politiche della Regione in tema di biodiversità sono incomprensibili e incoerenti. Sotto la spinta delle associazioni venatorie, l’amministrazione regionale consente la caccia a specie palesemente a rischio di estinzione (gallo forcello, pernice bianca, coturnice, allodola, ecc.). È quanto mai urgente una nuova leadership regionale che abbia competenze ecologiche ed etologiche e non sprechi i soldi pubblici in attività che potrebbero essere svolte gratuitamente dal lupo”. La scienza valuta lo stato di conservazione dei lupi sull’arco alpino come “vicino a minaccia di estinzione” (2023, IUCN) e gli ultimi dati parlano di almeno un migliaio di animali presenti nelle Alpi piemontesi.
“Tuttavia, molti sono i nemici: circa 50 lupi trovati morti nel 2025 per bracconaggio, incidenti stradali e avvelenamenti. Nel periodo 2024 – 2025 nelle Province di Torino e Alessandra sono stati uccisi rispettivamente 36 e 12 lupi. Inoltre, altre minacce crescenti, come lo sterminio messo in atto dalla Svizzera sul versante alpino transfrontaliero impattano i lupi italiani di quelle zone”. Le predazioni di cui il lupo può essere responsabile sono solo lo 0,07% della popolazione ovo-caprina europea e di fatto si azzerano quando gli allevatori adottano in modo efficace le misure di prevenzione che sono co-finanziate dalle Regioni e dall’Unione Europea.
Per il Piemonte nel periodo 2024 – 2025 si tratta di almeno 500mila euro all’anno: “Gli operatori agricoli possono infatti beneficiare del 100% di sostegno per pagare le misure di prevenzione (recinzioni, reti elettrificate, rifugi notturni, cani da guardiania e sorveglianza umana) oltre alla compensazione economica in caso di perdita di animali. Ma la prevenzione sembra non essere una priorità in Piemonte: su circa 50mila aziende agricole presenti nella Regione, nel 2024 e 2025 solo circa 170 hanno risposto al bando per misure di prevenzione e compensazione da predazioni.
Ma non bastano solo i finanziamenti. L’episodio di fine settembre scorso nell’ Alpeggio di Pian del’ Alpe (Alpi Cozie) che ha visto un pastore riportare graffi superficiali a seguito di un’interazione con un lupo, nel tentativo di separare il suo cane e una pecora dal lupo (poi allontanatosi), dimostra come sia sempre più necessario un intervento mirato sulle modalità di prevenzione e di guida al comportamento del lupo il cui approccio, come per qualunque animale selvatico, richiede prudenza e distanza”.
“Anche il clima che si tra creando nei confronti del predatore e della sua supposta pericolosità – concludono le associazioni – è del tutto fuori luogo. Il lupo attacca l’uomo solo se gli è preclusa ogni via di fuga oppure se vede in pericolo i suoi cuccioli. Molto più pericolosa è l’attività venatoria, che ha visto, solo in Piemonte, due persone uccise dai cacciatori nel 2025 e altre fortunatamente solo ferite. Incoerente è inoltre la posizione di Coldiretti e Confagricoltura sul lupo: da un lato reclamano la caccia agli ungulati per prevenire i danni che essi causano all’agricoltura, e allo stesso tempo chiedono di uccidere anche il lupo, il più grande alleato naturale del mondo agricolo per evitare i danni causati dagli ungulati, stimati a milioni di euro all’anno. L’ecologia è una scienza e non una fiaba, al contrario di Cappuccetto Rosso”.
https://www.giornale7.it/ (16/10/2025)
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