L’Alta Val Trebbia faceva parte della VI zona operativa partigiana, che non comprendeva soltanto territorio ligure, ma si estendeva nell’alessandrino, nel pavese, nel piacentino. I primi gruppi organizzati di “ribelli” si costituirono a Piancastagna attorno al Bric dei Gorrei, alla cascina Brigolet presso i laghi della Lavagnina, al monte Porale, a Dernice nel tortonese, al casone delle Vagge nell’entroterra di Lavagna, al casone di Costadena a Favale poi trasferitosi al casone dello Stecca a Cichero, a Fò e allo “Àze mortu” sopra Voltri.
Da questi nuclei sparuti, costituitisi subito all’inizio della Resistenza nell’autunno-inverno 1943, trasse origine la più vasta organizzazione, composta da distaccamenti, brigate, divisioni che, dopo tante vicende di combattimenti, rastrellamenti, scioglimenti e ricostituzioni, troveremo, a fine 1944, coordinata ed efficiente, collocata nel sistema montuoso che, partendo da ovest dalle quote piemontesi di Bric dei Gorrei (quota m 829), Bric Berton (m 773), raggiunge (superando i corsi d’acqua Scrivia, Vobbia, Borbera, Girone, Staffora, Tidone, Trebbia, Aveto) le più elevate quote dei monti Figne (m 1113), Antola (m 1597), Carmo (m 1640), Chiappo ed Ebro (m 1700), Lesima (m 1724), Maggiorasca (m 1799), Penna (m 1735), Aiona (m 1701), Zatta (m 1404), con le “punte” avanzate del Caucaso (m 1245) e del Ramaceto (m 1346). Su questo “sistema” si collocarono le basi partigiane aprendosi la possibilità di controllare, interrompere e ostacolare il traffico tedesco sulle grandi vie di comunicazione che, attraverso l’Appennino, collegano la riviera ligure all’entroterra padano. I tratti stradali più importanti che le stesse carte militari tedesche dell’epoca (Giorgio Gimelli: La sesta zona operativa, su Memoria nella pietra edito dall’Istituto storico della Resistenza in Liguria, Genova. L’opera presenta – introdotto da alcuni saggi – un catalogo completo dei monumenti, cippi e lapidi dedicati alla Resistenza ligure) indicano come controllati direttamente dalle “bande” partigiane sono: la statale Genova-Piacenza nel tratto da Torriglia a Rivergaro; la provinciale Voghera-Bobbio nel tratto Varzi-Passo del Penice; la provinciale Bobbio-Chiavari nel tratto Bobbio-Marsaglia-Santo Stefano d’Aveto; quelle sottoposte ad azioni e attacchi partigiani sono: la statale del Turchino, la “camionale” Genova-Valle del Po e la parallela statale dei Giovi; la statale “Aurelia” fra Varazze e Sestri Levante; la statale del Bocco. Le strade minori, e le valli e zone che esse percorrono, sono, di fatto, interdette ai nazifascisti, che, quando intendono penetrarvi, sono costretti a farlo con grande spiegamento di forze, dando il via a grosse operazioni militari e a massicci rastrellamenti.

Partigiani sull’Antola
Il monte Antola, la “montagna dei genovesi” fu per la sua posizione dominante sulla val Trebbia, l’alta val Borbera, la valle Scrivìa, territorio partigiano per eccellenza. Tutte, o quasi, le località dei dintorni furono sede o tappa del movimento partigiano. Significativi, e sovente contrassegnati con cippi e lapidi, i borghi di Donetta, Bavastri, Caprile, Propata, Rondanina, attorno al grande avvallamento poi invaso dal Brugneto; Fascia, dove in seguito venne eretto il monumento al partigiano e alle popolazioni della montagna, Casa del Romano, Varni e più su, sullo spartiacque tra la val Trebbia e l’alessandrino, ai piedi del Monte Carmo, Capanne di Carrega, a lungo sede del comando partigiano della VI zona operativa. E proprio sull’Antola, la cui vetta ospita anch’essa un ricordo monumentale, va menzionato il Rifugio Musante, sede di sosta e di incontri per distaccamenti e staffette.

La Resistenza a Barbagelata
Antico borgo appenninico sito a 1100 metri di altezza, chiave di volta tra la Fontanabuona e la val Trebbia, Barbagelata ebbe forte rilevanza strategica nella guerra partigiana. Investito più volte dall’attacco delle forze nazifasciste nel tentativo di scardinare il dispositivo partigiano, il 12 agosto 1944 venne messo a ferro e fuoco: le case vennero razziate e distrutte, l’antica chiesa fu oltraggiata e lordata, tre contadini della zona furono passati per le armi. Altri attacchi portarono nuove distruzioni e diversi partigiani caddero in combattimento. Ma venne il giorno in cui le “puntate” di tedeschi e fascisti non riuscirono più a raggiungere l’obiettivo, vennero cacciate dai partigiani e Barbagelata fu caposaldo di libertà.

(Brani tratti da “Sui sentieri della Resistenza – Dal Turchino all’Aveto” – Edizioni Sagep)

Articoli e documenti sulla Resistenza in Val Trebbia: