Santo Stefano d’Aveto, registro dei pascoli più vicino

Il via libera dal ministero è arrivato. Ora i pascoli della val d’Aveto possono davvero iniziare a pensare concretamente di essere inseriti nel registro nazionale dei paesaggi rurali, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali. La candidatura che era stata proposta dal Parco dell’Aveto è stata accolta favorevolmente. L’iter è ancora lungo, ma il prossimo periodo servirà per preparare un lungo dossier di presentazione.

Il successivo ingresso nel registro nazionale (che non è scontato, ma a questo punto si può considerare come possibile) permetterà di tutelare il paesaggio tipico di questi luoghi e anche le persone, qualcuno li chiama veri e propri custodi, che lavorano per mantenerlo. La Liguria, in relazione al proprio territorio, è la regione d’Italia più boscata. Ma è stato proprio il bosco, con l’abbandono dell’entroterra, a “mangiarsi” molti pascoli. Questi non hanno solo una funzione di marketing turistico, ma sono anche un enorme bacino di biodiversità. Da questi prati inizia la filiera (oltre che della carne) anche del latte.

Su questo prodotto ha puntato il Parco dell’Aveto, in particolare sulla trasformazione del latte in formaggio. La val d’Aveto, nonostante le difficoltà, continua ad avere una tradizione solida in questo settore. C’è il caseificio Val d’Aveto a Rezzoaglio, ma in tutta la valle ci sono molti piccoli caseifici a conduzione famigliare: «Ma il parterre di persone, aziende e enti che rientrano in questa filiera è molto più ampio – spiega Paolo Cresta, direttore del Parco dell’Aveto -. Penso ad esempio ai cosiddetti utilizzatori del gusto che poi sono i ristoratori, ma l’elenco è molto più ampio. Tra l’altro è possibile aderire portando il proprio contributo. Faremo attività di animazione sul territorio per coinvolgere sempre più persone. Nel frattempo siamo già al lavoro per reperire i fondi al fine di preparare il dossier». A proposito di contributi è chiaro che l’eventuale inserimento nel registro dei paesaggi diventerà una carta in più per il Parco da giocare nei vari bandi. I pascoli del formaggio stanno seguendo lo stesso iter che anni fa era stato intrapreso sempre dal pascolo per le terrazze adibite a noccioleto della valle Sturla, in particolare di Mezzanego. In questo caso il percorso è quasi arrivato al termine e la speranza è che in tempi ragionevolmente brevi possa arrivare l’inserimento nel registro. «Mi piace ricordare che questo territori erano già stati in qualche modo catalogati – chiude Cresta -. Noi crediamo molto nelle filiere del gusto, ma tutto ha avuto origine da un lavoro delle Università italiane le quali avevano già in qualche modo individuato alcuni paesaggi che potevano avere le caratteristiche giuste per essere inseriti nel registro. Nel nostro caso il gruppo di lavoro guidato dal professor Diego Moreno, aveva puntato sui noccioleti, sui pascoli del formaggio e anche i castagneti irrigui delle frazioni di Borzonasca».

Italo Vallebella

https://www.ilsecoloxix.it/ (04/08/2023)
(Fotografia di Giacomo Turco)

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