
E’ stata una pioggia benefica e quasi miracolosa. Prima sono caduti i marroni, le prime castagne, quelle per la vendita al dettaglio e per fare i marron glacé, delizia per la gola degli appassionati. Molto grosse. Dicono gli esperti: di dimensioni veramente eccezionali. Ora si stanno raccogliendo le castagne più piccole, quelle da cui derivare la farina, e anche in questo caso la produzione è elevata. Elevata e di qualità: castagne bacate se ne trovano davvero poche, mentre in anni passati c’era molto materiale di scarto.
Ora inizia il periodo non breve della lavorazione, ma le aspettative per questo 2025 sono elevate. È stata davvero un’annata eccezionale e questo può far da traino per una coltivazione che sembrava via via abbandonata nel recente passato e che invece torna a imporsi come un settore interessante per l’economia dell’agricoltura ligure. Con una buona redditività (la farina di castagne artigianale si vende a 15, anche 18, anche 32 euro al chilo) che vede il ritorno nei castagneti. Non solo della generazione dai capelli bianchi ma anche dei più giovani, che pian piano tornano nei luoghi dei genitori e dei nonni.
Castagneti domestici, che hanno due, tre, quattrocento e possono arrivare fino a settecento anni di età, che sono stati o ripristinati o comunque non sono mai stati abbandonati.
La Liguria è una delle regioni italiane con più boschi, con 400 mila ettari di superficie che coprono il 75 per cento del territorio. La categoria dei castagneti è di gran lunga la più rappresentata, costituisce quasi il 30 per cento. Per la stragrande maggioranza, tuttavia, queste formazioni non sono più coltivate come veri e propri castagneti da frutto, ma si tratta in gran parte di boschi cedui di castagno, spesso “invecchiati” (che hanno cioè superato abbondantemente il turno di taglio) utili per assortimenti come la paleria.
Però questa produzione, che rappresenta l’un per cento della produzione nazionale (la Liguria è una piccola regione), ha ripreso vigore alla conclusione di una lunga crisi.
Dopo la problematica grave dell’imenottero Cinipide galligeno (registrato la prima volta in Liguria nel 2008, ma ormai praticamente superata con l’introduzione di un antagonista naturale) la produzione di castagne è tornata a buoni livelli grazie all’andamento climatico e alle precipitazioni che hanno reso disponibile una buona quantità d’acqua nelle fasi opportune.
Parliamo di un’attività distribuita nelle varie aree. La Regione ha elencato la Valle Arroscia, le aree della Val Bormida con il presidio slow food della castagna essiccata nei tecci di Calizzano e Murialdo, di valli alle spalle di Genova, della Val di Vara. La Liguria esprime tradizione ed eccellenze per una pianta che non a caso era definita come Erbu du pan (albero del pane). Ha sfamato intere generazioni di abitanti «e stiamo parlando di una storia nemmeno troppo antica, di solo una sessantina di anni fa». Sono le parole di Andrea Sampietro, il direttore di Confagricoltura Liguria.
Di fronte alla rinascita di questa attività fa una considerazione a tutto tondo: «Credo che sia il caso di iniziare a fare un ragionamento complessivo su tutto il comparto, con iniziative collegate e coordinate. Ora questa attività torna a essere interessante e a garantire anche una buona redditività». La proposta? «Incentivi a chi recupera i castagneti e anche affidamento a cooperative».
Anche l’assessore regionale Alessandro Piana mostra il suo interesse: «Le iniziative di valorizzazione delle castagne, collegate a situazioni puntuali ma suscettibili di espandersi, sono comunque presenti in diversi ambiti della Liguria». Da qui si può ripartire: «Il ritorno alla valorizzazione dei castagneti è tra i nostri obiettivi».

C’è una zona della Liguria dove la castagna è anche un presidio slow food e anche da qui arrivano notizie incoraggianti sull’andamento di quest’anno. Racchiude quattro comuni del savonese, Calizzano, Murialdo, Osiglia e Bardineto. Anche in questo perimetro la castagna è tornata ad essere un’attività interessante per l’economia del territorio, sia direttamente sia per i riflessi sull’indotto. C’è la vendita del prodotto puro, ci sono le specialità gastronomiche realizzate con la farina: parliamo di gnocchi, tagliatelle, trofie, di solito accompagnati dai funghi. «È da più di 20 anni – spiega Pierangelo Olivieri, sindaco di Calizzano e presidente della provincia di Savona – che esiste questo presidio con un grande ritorno in termini di valorizzazione, c’è stato un recupero in tutto il territorio».
Così parliamo anche di circuiti enogastronomici che coinvolgono anche le attività di ristorazione «e i nostri paesi sono pacificamente invasi da tanti avventori».
Marco Menduni
https://www.ilsecoloxix.it/liguria/2025/10/20/news/castagne_stagione_record_qualita-15359478/ (20/10/2025)
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