Una casa in campagna, a Roiale, una delle tante frazioni – circa cinquanta – che punteggiano Valbrevenna, comune della Valle Scrivia talmente grande che ha pure due vescovi, quello di Genova per una parte e quello di Tortona per un’altra.
Qui Paola Funghini, docente dell’istituto professionale Firpo, a un anno dalla pensione, ha fatto una scoperta che neppure lei si aspettava. E che è diventata un bellissimo libro: «Ho frequentato con assiduità la casa dei nonni; abitavamo nello stesso stabile e bastava salire una rampa di scale per andare a trovarli – racconta – Poi il tempo se li è portati via, ma è rimasta la casa. Qui ho scoperto quel diario che nonno Eugenio, di cognome Armanino, ha compilato per decenni. Lui ha sempre vissuto in campagna con la nonna Albina. Di loro ho una bellissima foto, in cui sono felici. Comunque quello che sembrava un quaderno con tanti appunti, invece era un diario autobiografico, che rievoca una fase della sua vita: dall’infanzia fino alla fine della Seconda guerra mondiale quando di anni ne aveva 42. La fase della sua esistenza più densa e significativa nella quale fu costretto a fare scelte sofferte, rinunce, alternando sconforto e fiducia, creatività di vita e disciplina».
Quel manoscritto è rimasto in un cassetto prima, poi in una soffitta. Ha aspettato tanti anni prima di farsi scoprire e diventare una sorta di racconto di quegli anni dei personaggi di Roiale, della guerra.
Per Paola Funghini è stato come un messaggio che arrivava da lontano nel tempo e nello spazio: «Ho capito che dovevo pubblicarlo. Che quelle vicende non solo famigliari ma di un’intera comunità, dovevano diventare una storia dal leggere per tutti».
Il libro che ne è venuto fuori si intitola “Dall’Antola alla Lanterna”; è stato pubblicato a dicembre ma verrà presentato – naturalmente in vallata – il prossimo 6 luglio. In una serata tra memoria e racconto al Castello di Senarega, altra frazione della vallata. Naturalmente il libro è firmato dal nonno, Eugenio Armanino: «La storia è la sua, io ho solo curato un po’ il testo e ho messo cuore e anima per poterlo pubblicare», dice ancora Funghini. Che ha riscoperto parte del suo passato: «Ho frequentato con assiduità la casa dei nonni; abitavamo nello stesso stabile e bastava salire una rampa di scale per andare a trovarli. I ricordi non mancano, ma proprio del nonno ho un’immagine ricorrente che lo ritrae nel suo studio a Genova o nella casa di campagna in Valbrevenna intento a dipingere su tela paesaggi a olio oppure chino a scrivere su un grosso quaderno. Dopo che ho trovato il manoscritto, questo legame è diventato ancora più saldo. Vivo a Genova, ma quando posso vado a Roiale e quando andrò in pensione, fra non molto, sarò ancora più presente».
Per quanto riguarda il momento della scoperta: «Rammento ancora la sorpresa mista a tenerezza quando, ritrovando il manoscritto tra svariati oggetti, scoprii che si trattava del racconto della sua vita, della mia famiglia. Da allora più volte ho preso in mano il quaderno anche solo per leggere stralci, ritrovando luoghi di Genova che non esistono più, una pista da ballo sul mare a Sampierdarena, il suo primo magazzino in Corte Galoppini, sempre a Sampierdarena, per il commercio dell’olio; o ancora riscoprendo mestieri descritti nei minimi dettagli come il carbonaio che da ragazzo lo costringeva a passare giorni e notti da solo nei boschi o il “battiriso” in una cascina a Torre Berretti, in provincia di Pavia. Esperienza quest’ultima gravosa e dalla quale tornerà ammalato di influenza, la spagnola».
Il nonno-autore del diario era nato nel 1903 a Roiale; dove gli fu chiaro da subito il futuro di fame e povertà, aggravato dalla desolazione inflitta dal primo grande evento bellico. “Il rullo inesorabile della guerra” lo coglie ragazzino con la responsabilità del capo famiglia, partendo il padre per il fronte.
Unica consolazione di quegli anni di perdite e avvilimenti il ritorno del padre che, rincuorato per la buona sorte, costruirà una cappelletta ex voto dedicata alla Madonna della Guardia, tuttora conservata. Come molti ragazzi di quell’epoca l’urgenza di lavorare unitamente alla speranza di sperimentare libertà più ampie e flessibili portano al dilemma se emigrare “nelle Americhe”.
«Una serie di circostanze in parte fortuite – non ultima l’incontro con mia nonna – lo convincerà a “piantare le tende su terra nostrana” e la scelta cadrà su Genova. Qui con tenacia e determinazione – qualità che lui stesso si riconosce – costruirà il suo futuro, non più di fame e povertà. Per la Valbrevenna gli resterà nel cuore un miscuglio di sentimenti contrastanti, di cui sarà restio a parlarne a voce. Solo a Natale, ricordo, di fronte all’opulenza di cibo, strenne e luminarie rievocava puntualmente come un pugno di mandarini fosse l’unico regalo natalizio ricevuto da bambino».
Per quanto riguarda la protagonista femminile del libro, pare scontata: «Mio nonno ha avuto un grande amore: Albina Ferrari. Un amore germogliato già nell’infanzia a Senarega, sempre in Valbrevenna, per lui luogo di fatica e vita dura, per lei località di villeggiatura. Si perderanno di vista, ma un pizzico di fortuna e la consueta tenacia e determinazione gli consentiranno di costruire un legame che durerà tutta la vita ed oltre. Per festeggiare ufficialmente il fidanzamento nel salotto di casa di mia nonna fu servita cioccolata calda. Si sposeranno il giorno dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929) in una giornata freddissima, in cui il termometro arriverà a segnare a Genova -14° C. Viaggio di nozze in treno a Sanremo, sotto la neve: 20 anni lei, 26 lui, ancora da compiere».
Edoardo Meoli
https://www.ilsecoloxix.it/genova/2025/06/17/news/c_era_una_volta_in_valbrevenna-15194706/ (17/06/2025)
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