‘Boscopiano’ e i ragazzi delle Strette più forti di ogni difficoltà

Se fino a qualche anno provavate a pronunciare la parola ‘Boscopiano’ a chi bazzicava la Provinciale 140 avanti e indietro o qualche abitante della Val Borbera, la risposta era quasi scontata. Un misto di indifferenza, dispiacere, quasi fastidio nel vedere un’area delle famose ‘Strette’ ridotta a terra di nessuno. Per i meno ferrati in materia, meglio ricapitolare. Oltrepassando l’abitato di Persi e proseguendo in direzione Cantalupo, ecco incominciare un pugno di chilometri, tanto singolari quanto pericolosi, che si affiancano ai monti che conducono in alta valle. Dopo il primo ponte, sulla sinistra un rettilineo lascia spazio a una zona semi pianeggiante, che conduce tramite un sentiero, al Borbera. Per anni, o forse decenni, attraversarla significava puntare lo sguardo verso un turismo di massa mordi e fuggi. Una ‘Rimini piemontese’ posta a mezz’ora da Genova, meta di bagnanti, famiglie, appassionati di grigliate e anche di tanti incivili che avevano appioppato al Boscopiano una nomea negativa. Auto parcheggiate ovunque, sporcizia, totale disinteresse della cura del territorio.

La musica cambia, finalmente, nel 2017 e il merito è sempre loro. Giovani, del posto e intraprendenti. Si chiamano Giovanni e Diletta. Studiano Economia e Ingegneria, sono ragazzi socievoli, amanti della compagnia e, dopo qualche festa organizzata tra amici, decidono di fare il grande salto. Giovanni Moro lo abbiamo sentito in questi giorni, a poche settimane dalla riapertura della stagione 2023. Quella, si spera, della agognata normalità. «Perché non provarci davvero? Penso. Diletta è d’accordo e allora si parte con la lunga trafila burocratica. Solo per il progetto, studiato e ponderato nei minimi dettagli, ci mettiamo un anno. Anche perché nessuno di noi aveva avuto precedenti esperienze lavorative o addirittura imprenditoriali. Accediamo a un finanziamento regionale di 35.000 euro, ma non basta per partire. Una volta trovate le risorse, parte la corsa contro il tempo».

La coppia costituisce una società, compra l’area a gennaio 2019 da alcuni privati e in seguito prende il calendario e segna un’ipotetica data di partenza. Prima settimana di agosto. Ovvero, il periodo del boom di turisti, proprietari di seconde case, escursionisti. Insomma, se si vuole fare business in valle, per quel mese non bisogna perdere nemmeno un’ora. «Abbiamo trovato tante situazioni irrisolte che si trascinavano da trent’anni e questo ha dilatato i tempi. Per fortuna, siamo riusciti a partire nei giorni prefissati. Un inizio traumatico, ma avevamo dalla nostra parte tanto entusiasmo e fiducia. Fiducia ripagata anche dai primi clienti. Abbiamo iniziato in quattro, ma come capita in queste situazioni, il ricambio è ampio, la persone vanno e vengono. Molti ragazzi cercavano un lavoro part time durante il periodo universitario senza spostarsi tanto da casa e Boscopiano era la loro opportunità».

I quattro giovani d’oro sono Camilla, Marta, Diletta e, appunto, Giovanni. Sono il cuore di questa attività unica, che si pone in una posizione strategica per una clientela vasta. C’è chi viene a fare aperitivo e a godersi una vista che lascia senza fiato. Chi scende al fiume per rinfrescarsi, chi passa al volo per un caffè o una birra. Il target cambia di continuo, non si tratta solo di teenager o ragazzi. «Tante famiglie scelgono Boscopiano per le grigliate o i pic nic. Altri si fermano qui per iniziare percorsi di camminata tra le Strette e l’alta valle. Da noi trovate qualsiasi tipo di clientela, dentro un luogo che vive appieno la Val Borbera, tra Pasqua e Agosto ».

Certamente, la fortuna di scegliere questi anni per rivoltare come un calzino uno spicchio di valle che accarrezza il Borbera non ha aiutato. Un timing che definire sfortunato resta un eufemismo. In ordine cronologico: Covid, peste suina, siccità. Un triplo colpo duro da affrontare per una nuova realtà imprenditoriale. I giovani, però, non si lasciano scoraggiare dalle prime crepe. L’idea c’è e funziona, l’entusiasmo trascina la gente fin oltre Persi, le foto sui social colpiscono e fanno intuire che ne vale proprio la pena arrampicarsi quassù.

«A gennaio 2020 scoppia il Covid, mentre noi stavamo già immaginando la seconda stagione. Siamo un luogo aperto, è vero, ma le restrizioni toccano anche noi e quindi, fino a giugno, restiamo chiusi. Ripartiamo e, nel 2021, stessa musica. Aggiungiamoci il fatto che il meteo non ci aiuta, visto che nella primavera di quell’anno le piogge non danno tregua. Il colpo di grazia arriva dalla PSA. Siamo al centro della zona rossa. Con le restrizioni decise in Regione, siamo colpiti, come altri, in maniera enorme. Tante attività vivono di eco-turismo, camminatori, semplici appassionati, turisti. Siamo dentro una situazione paradossale e forse è meglio evitare di parlarne, perché temo che durerà ancora a lungo». Ascoltando Giovanni parlare di questo tema, per la prima volta, si nota che l’entusiasmo che lo spinge ogni giorno, lui proprietario di Boscopiano, sembra incrinarsi. Le sue parole descrivono la distanza, talvolta lunare, tra chi scrive le norme e chi vive il territorio. Territorio, forse, sconosciuto a chi prende decisioni che possono cambiare drasticamente il futuro di una qualsiasi attività. Soprattutto, dentro un luogo che lotta il triplo degli altri per provare a risalire, a evitare lo spopolamento, a pensare al futuro con ottimismo. «Abbiamo lavorato in annate con condizioni davvero poco favorevoli. Nonostante tutto, l’idea ha avuto fortuna e va bene. L’afflusso non cala, anche se, ciliegina sulla torta, la frana di Carrega ha di fatto creato una barriera con i ragazzi del paese, che sono molti, con i quali si era creata una bella sinergia. Stesso discorso per i rifugisti del Monte Antola. Che fare? Aspettare che sistemino questo ennesimo problema e che lo facciano in fretta». Punto di ritrovo anche per il gruppo ‘Il Cammino dei Ribelli’, di cui Giovanni Moro fa parte, la mente è rivolta al prossimo 9 aprile. Lo start della stagione 2023. A seguire Pasqua e il ponte del 25 aprile. Dopo, si cominciare a fare sul serio. Week end a maggio e giugno, tutti i giorni sino a fine agosto. Una domanda resta. Come è stato possibile trasformare in toto un luogo che di certo non era un punto attrattivo, soprattutto per gli abitanti del territorio.

«All’inizio, notavamo un po’ di problemi di comportamento da parte di alcuni. Cattive abitudini che sono, poco alla volta, sparite. Noi cerchiamo di fare tutto con criterio e rispetto, delle persone e dell’ambiente circostante e i clienti intuiscono i nostri sforzi. La zona è curata e chi viene qui contribuisce alla pulizia del Boscopiano. Un’area privata che, ricordiamolo, rimane di libero accesso tutto l’anno, nella speranza che venga preso a cuore da tutti». Intanto, oltre alle connessioni con gli amanti delle escursioni, Giovanni e i suoi soci sono subito entrati in sintonia con le altre realtà della valle e non solo. «Lavoriamo insieme a ‘Il Distretto del Novese’ e all’‘Associazione Ristoratori e Albergatori della Val Borbera’. Inoltre, negli ultimi due anni, finalmente si nota molto questa forte unità di intenti da parte di Pro Loco, enti, associazioni. Abbiamo ospitato vari eventi, dal ‘Sarvego Festival’ a rassegne vinicole. E, a breve, con la pubblicazione del calendario 2023, scoprirete tutte le altre novità. Mi piace dire che Boscopiano completa l’offerta valborberina, tra chi sale a pranzo e si ferma a fare aperitivo e chi scende per tornare a casa e fa una sosta veloce per il caffè. Boscopiano è un posto per tutti».

Sperando, finalmente, che le annate complicate siano alle spalle, tra pochi giorni si ricomincia, lassù in quel pezzetto di verde incastonato tra le Strette.

Giovanni Guido

https://www.panoramadinovi.it/ (24/03/2023)

Lascia un commento