Oltrepò Pavese, dove si produce «nettare di Bacco» da 2mila anni

Vanta il 62% della produzione enoica della Lombardia, con 13mila 500 ettari di terreno dedicato alla vite di cui 3mila ettari solo per il Pimot nero. Stiamo parlando dell’Oltrepò Pavese, un territorio sul quale operano 1700 aziende vinicole che vanta quattro valli orientate all’incirca secondo la direttrice Sud – Nord e che collegano il clima mediterraneo marino della Liguria a quello più continentale della Pianura Padana. Si inizia da Ovest con la Valle Staffora, si prosegue con la Valle Coppa, la Valle Scuropasso e la Valle Versa. Siamo su una superficie estesa che incontra terreni e microclimi anche molto diversi tra di loro attribuendo, di conseguenza, diversità di vocazioni produttive viticole. Zone più vocate a vitigni di bacca rossa, si alternano a quelle più idonee alle produzioni di uve bianche.
Valori e variabili che rendono questa terra del vino unica: dove il Pinot Nero trova la sua più frequente collocazione e rispondenza qualitativa nella centrale Valle Scuropasso; la Croatina è ben rappresentata ed organoletticamente espressa al centro e nell’ estremità Est; il Barbera alternato alla Croatina è più presente nelle due vallate occidentali; il Riesling più vocato nei terreni calcarei, è più coltivato nella centrale Valle Coppa.
Un luogo dove già 2mila anni fa si produceva vino di qualità. La più chiara testimonianza sulla presenza della vite in Oltrepò ci viene fornita dal Bollettino del Comizio Agrario Vogherese del 1876 che documenta il ritrovamento di una caràsa fossile, vale a dire di un tronco di vite fossilizzato, lungo 25 per 6 cm di diametro, ritrovato nei pressi di Casteggio (Clastidium). Se cerchiamo invece la prima citazione sulla viticoltura in Oltrepò bisogna risalire a Strabone, vissuto tra il 60 a.C. e il 20 d.C. E difatti, nel 40 a.C., documentando un suo passaggio nell’Oltrepò, Strabone scrisse di “un vino buono, popolo ospitale e botti in legno molto grandi”.
Bisogna arrivare poi al dominio dei Longobardi per ritrovare le citazioni attendibili legate alla viticoltura locale, mantenute in vita, come in altri luoghi, dal clero rappresentato da sempre da buongustai. Trascorrono i secoli fino all’800, un periodo nefando per la viticoltura in generale per l’arrivo sul territorio di due crittogame, la peronospora e l’oidio, nonché di un insetto, la fillossera, che modificarono totalmente il rapporto uomo-vigneto. Tanto da costringere i viticoltori dell’epoca a ricominciare tutto dall’inizio grazie alle importazioni di viti ibride americane su cui furono innestate cultivar autoctone sopravvissute.
Oggi l’Oltrepò vanta una gamma completa che soddisfa ogni abbinamento eno-gastronomico dall’antipasto al dolce. Sulle colline dell’Oltrepò i vitigni più rappresentativi sono: Pinot Nero, Croatina, Barbera e Riesling. Ma potremmo aggiungere: Uva Rara, Ughetta / Vespolina, Pinot Bianco, Pinot Grigio, Cortese Bianco, Moscato, Malvasia e persino Müller-Thurgau. Spesso nel vitigno si identificano – anche nel nome – i vini dell’Oltrepò Pavese. Che su queste colline, rese diverse anche dalle esposizioni e dalla natura dei suoli, diventano unici e inconfondibili.
Il metodo Classico d’Oltrepò – Si potrebbe anche chiamare metodo Oltrepò o Oltrepò doc, parafrasando i parenti di bollicine del Trentino. Tutto questo per la storia e il valore qualitativo delle bollicine Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG che hanno un grande potenziale anche in versione rosé: ovvero il Cruasé, marchio collettivo riservato ai soci che identifica rosé da uve Pinot nero.
Bonarda – Passando al rosso e vogliamo pensare alla storia abbinata alla tipicità, il vino dell’Oltrepò della tradizione è certamente il Bonarda, una Doc dal 1970, da uve di Croatina (85% – 100%) congiuntamente a Barbera, Ughetta/Vespolina e Uva Rara (15% max).
Riesling – Per accendere una luce sul vino bianco tipico, il più caratteristico è il Riesling Renano o Italico: 1300 ettari, ma è un dato in crescita costante, molti ettari di italico vengono convertiti oggi in renano per un progetto che sta dando grandi soddisfazioni e che premia il terroir e regala bianchi da invecchiamento per molti versi sorprendenti.
Sangue di Giuda – Accattivante per il suo nome e la sua storia, unico per il suo colore nel calice, il vino rosso dolce d’Oltrepò è il Sangue di Giuda, un’altra Doc. Caratterizzato da Barbera (dal 25% al 65%), Croatina (dal 25% al 65%, Uva Rara, Ughetta (Vespolina) e Pinot Nero, congiuntamente o disgiuntamente, fino a un massimo del 45%.

R.S

(Articolo dal settimanale “Il Punto Pavese” del 11/08/2025)

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