La leggenda della colomba pasquale

Il nostro massimo poeta lombardo Alessandro Manzoni nell’Inno sacro della Risurrezione dice che il giorno di Pasqua è giorno di convito, e augura che «ogni mensa abbia i suoi doni». Uno dei preferiti doni che allietano le mense lombarde nel giorno di Pasqua è la colomba tradizionale. Donde viene questo uso? Una graziosa e antichissima leggenda ne attribuisce l’origine a un miracolo di San Colombano. Si trovava egli allora a Pavia presso la corte longobarda del re Agilulfo e della regina Teodolinda, in attesa di portarsi a Bobbio.
Un bel giorno il re convitò il santo monaco alla mensa reale. Era il venerdì santo. Forse Agilulfo, infetto di eresia ariana, volle mettere il santo alla prova. Fatto sta che al pranzo furono servite delle colombe arrostite. San Colombano si trovò in una spinosa alternativa: o trasgredire il precetto, mangiando le colombe, o rifiutarle con offesa al re, che lo ospitava, dal quale attendeva la donazione di Bobbio.
Di trasgredire il precetto, non era neanche il caso di pensarvi e il rifiuto era quanto mai pericoloso. San Colombano aveva già rifiutate le vivande di Teodorico, re di Borgogna, e il rifiuto gli aveva scatenato addosso una persecuzione tremenda di cui portava ancora le conseguenze. Che fare? San Colombano era un gran Santo e un grande taumaturgo; ed era anche un uomo di energiche decisioni. Si alzò in piedi in mezzo ai convitati, pregò fervidamente, poi benedisse le mense imbandite; alla sua benedizione, le colombe di carne furono tramutate colombe di pasta dolce con enorme stupore di tutti.
Da questo fatto, che suscitò tanta ammirazione fra i longobardi, venne l’uso (che in Lombardia è una antichissima tradizione) di rallegrare la mensa di Pasqua con la colomba di pasta dolce. Così San Colombano benedice ancor oggi le mense pasquali per la letizia celeste dei fedeli lombardi.

(Da “La Trebbia” del 10 aprile 1952)

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