L’abbandono di Frinti e il ponte del Moro

I signori Luigi ed Emilio Casassa di Albora raccontano che:
“…quelli dei Frinti si arrabbiarono e piansero quando seppero che sarebbe stato costruito il lago. Il 5 aprile del 1955 a Santa Maria del Porto si presentò una commissione con le autorità. C’erano tante macchine e c’era anche la prima ruspa. Non ne avevano mai visto prima. Rimasero stupiti: “Oh, cosa può fare! Sconvolge le montagne!” . Il peggio dovevano ancora vederlo. Quando la ruspa cominciò a buttare all’aria il terreno rimasero sconvolti: “Ferma! Ferma! Lasciate stare la nostra terra!”. Un uomo andò contro la ruspa, altri seguirono il suo esempio armati di bastoni. Il manovratore scappò. Certo non era con lui che dovevano prendersela!
Negli anni 55-56 fecero la strada carrozzabile da Santa Maria del Porto  e nel 56 cominciarono a costruire la diga.
Voi non avete mai visto le case in Brugneto. Andando lungo il fiume c’erano il mulino e l’osteria e più in basso Frinti.
La gente se ne andò quando ormai l’invaso si stava riempiendo d’acqua. Volevano i soldi dell’indennizzo prima di andare via, ma non riuscivano a mettersi d’accordo e intanto l’acqua saliva. Quando arrivò al livello delle cucine con i buoi, si portò via la roba in fretta. Non volevano uscire ma l’acquali ha fatti scappare!
Ma ci aspettava ancora una sorpresa. L’acqua del lago oltre a Frinti e al mulino coprì anche il ponte della strada che portava alla provinciale. Il sindaco di Propata ed altri vennero ad Albora per dirci che non avremmo avuto un nuovo ponte, ma una strada per Propata. Era evidente lo svantaggio; non ci siamo fatti convincere e abbiamo avuto il nuovo ponte. Quello che c’è ancora adesso.
Il vecchio riemerge quando si abbassa il livello del lago. Lo chiamiamo ponte del Moro perchécosì si chiama il dirigente i lavori di costruzione. Fu costruito negli anni ’29-‘30 gratuitamente da tutti i contadini delle frazioni di Propata e anche di Rondanina, Fascia e Carpeneto. Il ponte infatti serviva a tutti perché quello era un punto di passaggio e quando pioveva la corrente del torrente era forte e per passare ci volevano i trampoli. Il ponte fu costruito due volte perché la prima volta, mentre lo costruivano, un mezzogiorno crollò. Per fortuna stavano tutti mangiando e nessuno morì.
Il mulino lavorava per tutti i paesi attorno. Macinava grano, granturco e castagne.
Qualche villeggiante che sente com’era la nostra vita può pensare “facevate la fame”. Non è vero, noi non facevamo la fame, la fame vien da sola, senza farla!

(Brano tratto da “Propata. Storie e tradizioni” A cura della Comunità di Propata)

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