Il fascino straordinario del Monte Lesima balcone privilegiato sulla Pianura Padana

Il monte Lesima (m.1724 s.l.m.), è visibile da diverse regioni del Nord d’Italia. Inconfondibile per il caratteristico disegno della sua cima: ampia, perfetta cupola; maestosa, slanciata. Immensa spontanea Cattedrale, richiama le più importanti Basiliche della cristianità… in Val Trebbia, Avagnone, Staffora. Segno eloquente della sacralità della natura, sempre ed ovunque e lassù in particolare. Secondo alcuni Lesima rappresenterebbe la contrazione di “laesa manus” a ricordo di una ferita riportata da Annibale durante l’ascensione sul monte. Il generale avrebbe raggiunto la vetta, ampio spaziante sulla pianura, prima di dar principio alla battaglia della Trebbia (18/12/218 a.C).
Il monte Carmo (alt.ne 1641) e Cavalmurone (alt.ne 1670), impediscono al Lesima quasi del tutto la vista sulla riviera ligure. E’ possibile osservare soltanto una particella di mare e di frastagliata Corsica. Lo spettacolo è molto suggestivo. Di notte la luce argentea della Luna si tuffa sulle acque flessibili del mare e mediante rapido salto rimbalza sulla nostra vetta. Quale fiume in piena investe e sommerge lo sbigottito spettatore, tra scenari incredibili ed effetti inimmaginabili di emozioni singolari, esclusive.
In assenza di luna, nel cielo sereno le stelle risaltano al massimo grado. Sembrano a portata di mano. Offrono sfondo a meraviglie diffuse, misteriose, lontane. Movimenti di costellazioni, stelle, astri… attraggono, incantano, stupiscono. Il fruitore ne viene risucchiato e il suo pensiero indotto a vagare tra geografie sconosciute (forse senza rimedio); fantasie; profonde riflessioni esistenziali; inquiete religiosità; senso del tutto e del nulla. L’aggirarsi (idealmente), quali spiriti liberi, nell’infinito e nell’assoluto, genera turbamento; esalta, appassiona.
Spesso le grandi navi, in movimento sul mare, nel buio del la notte, cospargono di luci la loro rotta: non si tratta di stelle che si specchiano nell’onda, ma di onde fiorite di “stelle” diverse e nuove; effimere, vaghe. Le navi simulano, talvolta, le comete con il loro lungo strascico di candida spuma. Temporanea ferita inferta al mare che presto si rimargina senza traccia alcuna.
In assenza di foschia l’occhio ha potere di volo su tutta la pianura padana. Le Alpi, all’estremo orizzonte, dispiegano forza e grazia. Ogni cosa trascende in dimensioni di sogno e d’incanto. Il passaggio del sole con i suoi raggi, al contatto con i ghiacciai, genera bagliori, scintille, riverberi; esplosioni di colori; magiche luci ed ombre. In mezzo al verde della pianura scorrono fiumi imponenti; si percepiscono i grandi laghi e numerose città del nord d’Italia. Pavia allunga i suoi confini al monte (versante pavese, appunto), e Milano si espande vastissima. La statua della Madonna, posta sulla guglia più alta del Duomo, appare luminosa e materna. Il suo splendore rallegra, conforta. Il fruitore gioisce: un segno prezioso nelle incertezze quotidiane, nella precarietà della vita. Gli antenati si sono sempre inginocchiati fiduciosi al cospetto della “Madonnina”, rialzandosi sicuri di essere stati visti ed ascoltati. Sulla vetta del Lesima si intuisce che la filosofia, figlia della poesia, deve avere avuto origine sulla cima di qualche monte, di chi sa quali secoli e popoli. Sul monte si dispiega ovunque flora autoctona, pura, incontaminata. Nelle praterie prospera la rosa canina, la madre di tutte le rose. Si presenta in cespugli vigorosi, avvolgenti, con fogliame verde, lucido, vivo. Infinite sono le sfumature dei singoli fiori (da maggio a giugno), numerosi, delicati, diffusi: dal rosa al bianco… pastelli gentili, morbidi, tenui. Alla rosa canina si deve la sopravvivenza e la salute, in duri periodi invernali, di uccelli e animali che non praticano il letargo (volpi, tassi, topi…) o in semiletargo (scoiattoli…).
Il suo falso frutto, detto cinorrodo. è una farmacia (gratuita) ed un super mercato alimentare di pregio! Sali minerali, vitamine (un solo cinorrodo contiene tanta vitamina C quanto diverse arance), zuccheri: proteine ed acidi organici abbondano. Quelle bacche sostengono e rimediano ad emergenze alimentari diversamente disastrose. Le tracce sulla neve, intorno ai cespugli, attestano la presenza di vasta e affezionata clientela.
Il Lesima presenta una fauna numerosa e variegata: cervi, daini, cinghiali (lupi), volpi; martore, donnole, faine e istrici… 11 tasso è particolarmente diffuso nel versante del Boreca, tra Vesimo, Cerreto e Zerba, costellato di anfratti e cavità. E’ facile incontrarlo, ma è bene al lontanarsi e non infastidirlo. Molto coraggioso, robusto, non teme i lupi e i cani da caccia, anche di grossa taglia. Quei malcapitati, talvolta ingenui, provocandolo, rischiano la loro vita. Se insistono, quasi sempre la perdono. Dotato di robustissimi artigli e dentatura d’acciaio può essere assimilato a una perfetta macchina da movimento terra, scavo; difesa e attacco. Un trapano, una ruspa vivente; un ottimo soldato. Alcuni lo reputano, dopo l’uomo, forse, il primo degli animali sulla terra, ma non l’unico, in cui sia scoccata la scintilla dell’intelligenza. Come i nostri lontani antenati, all’inizio dell’umanità, si dice che il tasso cominci ad esprimere quella divina scintilla mediante percezione della morte e dei suoi effetti: un viaggio senza ritorno, il vuoto incolmabile, l’addio senza rimedio! “Stati d’animo spontanei, sinceri e profondi, raccolgono intorno al defunto tutto il branco/tribù. Insieme attendono mesti alla veglia funebre e alla successiva inumazione. preceduta e seguita dai dolenti in corteo ordinato”. 1 cimiteri si trovano in speciali settori delle complesse gallerie, oltre due Km di sviluppo, costituenti le tane.
I rifugi dei Tassi sono costruzioni di altissima ingegneria, dotate di varie uscite, principali e di sicurezza; trappole complesse e funzionali per intrusi inopportuni. Numerose sono le stanze da letto, da gioco per la prole, per il soggiorno del gruppo (anche più famiglie tra loro imparentate). Fungono da tappeti e passatoie profumati muschi, erbe colorate e foglie. Gallerie sicure ed areate collegano gli ambienti tra loro. Non mancano servizi igienici di prim’ordine, distribuiti ovunque. Ogni generazione di tassi ha aggiunto, nei secoli, nuovi settori abitativi. Sotto la terra del Lesima si trovano “cittadelle” storiche di grande interesse architettonico. (E’ possibile intravedere in tutto ciò elementi di pensiero astratto? Molti pensano di sì. Potrebbero essere, invece, solo espressione di puro istinto? Poco probabile). Le tane si offrono come centri di accoglienza per animali in pericolo: le volpi vi soggiornano spesso, ospitate in precisi settori a ciò destinati.
Il tasso è un animale onnivoro. Nella sua dieta ha previsto radici, erbe, funghi; insetti, lumache, roditori, rettili. I serpenti più velenosi del bosco non lo spaventano. La vipera rappresenta un ottimo pasto: il nostro “eroe” è indifferente al suo veleno che al massimo gli provoca una specie di sonnolenza postprandiale dalla quale si risveglia non molto dopo, più attivo di prima. Le tossine di quel veleno, letali per tanti altri animaletti, pericolose anche per l’uomo, sono per lui un ricostituente? Misteri e meraviglie della Natura!
Negli anni ’70 del secolo scorso sulla vetta, balcone privilegiato a dominio della Pianura Padana, è stato elevato un radar, incapsulato in bianca sfera, visibile dappertutto. Strumento tecnologicamente all’avanguardia è in grado di prendersi cura degli aerei in mezzo alla più fitta delle nebbie e pilotarli, in assoluta sicurezza, a Linate, alla Malpensa, altrove. Sul Lesima si trova il “cervello” dei voli di mezza Europa.
Intorno alla metà del novecento il Vescovo di Bobbio, Mons. Pietro Zuccarino, elevò una grande croce di ferro sulla cima, nelle prossimità (postume) del radar. Lassù ci sono, dunque, spunti per riflessioni sul cielo infinito e sul mare; sulla terra (superficie e sottosuolo); sull’istintività e l’intelligenza; gli uomini, gli animali e le piante… La natura e la civiltà. La Scienza e la Fede.

Attilio Carboni

(Articolo tratto dai N° 35 del 29/10/2015 e 36 del 05/11/2015 del settimanale “La Trebbia”)
(Fotografia di Giacomo Turco)

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