
Oltrepò Pavese uguale a vino buono. L’equazione è ben presto fatta, se si pensa a quanto è rinomato il nostro territorio in termini di vigneti e viticoltura. Un territorio capace di attrarre i visitatori con le sue specialità, “rosse” e “bianche”, che consentono un abbinamento superlativo con i piatti tipici locali, in un contesto favoloso.
Partiamo da qualche cenno storico. Già duemila anni fa la zona era rinomata per “un vino buono, popolo ospitale e botti in legno molto grandi’. A dirlo fu Strabone (60 a.C. e il 20 d.C.), geografo, storico e filosofo di epoca romana. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la conservazione della viticoltura viene garantita e avanzata dai monaci di San Colombano.
Nel 1500 in Oltrepò si segnala la presenza di Pinolo e Pignolo, che potevano equivalere all’attuale Pinot, un tentativo andato poi a buon fine anche grazie all’azione di Agostino Depretis. Il successo attira all’istante gli spumantisti piemontesi e così nel 1907 viene fondata la SVIC, Società Vinicola Italiana Casteggio, orchestrata da uno dei vate in materia, Pietro Riccadonna. Nell’associazione vi entrano far parte enologi e imprenditori, tra i quali Raffaello Sernagiotto, Angelo Ballabio, Mario Odero. Dopo il Primo Conflitto Mondiale, Angelo Ballabio porta avanti la tradizione della spumantistica oltrepadana, poi il figlio Giovanni resta il re dello spumante fino al 1975, quando emergono altre realtà, la Cantina Sociale di Santa Maria della Versa e l’azienda agricola Malpaga di Canneto Pavese. Sotto la direzione del Duca Antonio Denari, la Cantina Sociale avvia la nuova stagione di successi e conquiste, quali il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata nel 1970. Si può dire, allo stato attuale, che circa tre quarti del Pinot Nero prodotto in Italia proviene dall’Oltrepò.
Le uve coltivate nel nostro territorio sono Barbera, Cortese, Riesling, Malvasia, Moscato, Pinot nero vinificato in bianco, Pinot nero vinificato in rosato, Croatina, Chardonnay, Sauvignon, Cabernet Sauvignon. Alcuni vini, già tipologie della DOC Oltrepò Pavese, sono diventati Denominazioni separate. L’Oltrepò Pavese metodo classico è un vino spumante DOCG, prodotto in quattro tipologie, Oltrepò Pavese metodo classico, Oltrepò Pavese metodo classico rosé, Oltrepò Pavese metodo classico Pinot nero, Oltrepò Pavese metodo classico Pinot nero rosé. Si abbina ottimamente ad un piatto di pasta ben condito, ad esempio gli spaghetti alla marinara. Passiamo alla Bonarda dell’Oltrepò Pavese, vino DOC che proviene dalla Croatina. La versione più diffusa si presenta vivace o frizzante e si abbina a salumi, bolliti, zampone, cotechino, cassoeula, risotti con carne, ravioli in brodo. Esiste anche una variante ferma, più corposa e strutturata, che va a nozze con carni rosse e salumi. Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è un vino rosso DOC, che si ottiene dalla vinificazione congiunta dei vitigni Barbera, Croatina, Uva Rara e Ughetta di Canneto, coltivati nel territorio di Canneto Pavese, Montescano, Cigognola, Pietra de’ Giorgi, Broni e Stradella. La produzione è riferita alle versioni ferma, vivace e frizzante. E’ ottimo l’abbinamenti con piatti a base di carne rossa. Il Pinot Grigio dell’Oltrepò Pavese è un vino DOC, che si abbina perfettamente con gli antipasti leggeri, il pesce in particolare alla griglia e carni bianche. Il Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese è un vino DOC rosso fermo. Il vitigno utilizzato per la produzione è il Pinot Nero in grande purezza, vinificato in rosso. Il Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese può essere prodotto solo in un’area specifica, che presenta il suolo argilloso in grado di offrire qualità organolettiche. Viene proposto nelle versioni frizzante e spumante. Il Sangue di Giuda è un vino da dessert, da gustare in compagnia di dolci a base di frutta fresca, e anche con formaggi secchi piccanti. Concludiamo con Casteggio, vino DOC rosso. Rispetto al rosso classico, ha una maggiore presenza di Barbera.
R.S.
(Articolo tratto dal settimanale “Il Punto Pavese” del 04/08/2025)
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