“La montagna serve anche alla città”. “Lo spopolamento si combatte con il lavoro”

Fare il sindaco a Corte Brugnatella (Marsaglia) significa soprattutto tamponare le emergenze. In quattro anni di mandato Stefano Gnecchi si è dovuto scontrare con un’agenda molto fitta: alluvione, gelicidio (quattro giorni senza corrente elettrica e frazioni isolate), frane, addirittura la caduta della rovere della Pieve di Montarsolo, la perdita dell’unico medico di famiglia, la chiusura dell’unica banca e ora è a rischio anche l’asilo.
“La montagna serve anche alla città – spiega Gnecchi – e ha il diritto di essere dotata di servizi. Non può essere solo un museo naturale all’aria aperta del week end per gli abitanti della città. Bisogna investire per mantenere a vivere le persone qui, oppure diciamo chiaramente che non si vuole più aiutare la montagna e la si vorrebbe chiudere del tutto. Se così fosse, si dovrebbe chiedere a tutti di lasciare i paesi in balia di lupi, volpi, vipere e vegetazione”. Per Gnecchi è fondamentale investire sulla Statale 45 e avere agevolazioni fiscali. “L’albergo di Marsaglia non può pagare le tasse che paga una struttura ricettiva di Rimini”. Su una cosa non ci piove. “La qualità della vita è nettamente migliore. Si tratta solo di provare a tornare ai numeri demografici del passato: i nostri paesi negli anni ‘50 e ‘60 avevano migliaia di abitanti”.

Serve una tassazione differenziata

Anche Massimo Castelli, sindaco di Cerignale e coordinatore Anci per i piccoli Comuni, ha le idee chiare: “Lo spopolamento si combatte con il lavoro. Se manca quello le famiglie non possono stare su, le scuole hanno meno bambini e ne risentiamo. Se la famiglia trova lavoro, non ha problemi a rimanere a vivere in montagna, anche perché il problema delle polveri sottili da noi non c’è, mentre lo sentono a Piacenza come a Rivergaro”.
Per Castelli occorre mettere mano alla fiscalità. “In questo momento si parla di miliardi di euro come noccioline, sarebbe ora di pensare a una tassazione differenziata, per riequilibrare le cose. Chi vive qui deve diventare più competitivo. Uno che abita in montagna, a parità di reddito, è svantaggiato perché ha più spese: solo per benzina e auto il gap è evidente”. Una fiscalità avvantaggiata, creando zone franche, potrebbe provocare un cambio culturale.
“C’è anche il problema degli immobili e dei terreni: abbiamo terre di proprietà abbandonate da emigrati americani e francesi. Ci vogliono cooperative che lavorino e sfruttino questi appezzamenti, perché stiamo perdendo la buona coabitazione tra uomo e natura”.

Tra 30 anni a scoppiare sarà la città

Cerignale esisterà ancora nel 2050? “Sono ottimista, queste dinamiche non le possiamo conoscere. Quando ero giovane, le famiglie benestanti di Piacenza abbandonavano il centro storico per trasferirsi sul Facsal; nel giro di trent’anni la dinamica si è rovesciata. Perciò voglio pensare che ci sarà un ritorno alla montagna. Forse le città scoppieranno e si vivrà meglio in una comunità semplice come quella montanara. Intanto però preoccupiamoci di avere internet ovunque, in modo da poter svolgere molte attività lavorative anche in montagna”.

(Articolo tratto dal N° 22 del 21/06/2018 del settimanale “La Trebbia”)

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