Dante a Torriglia? L’ipotesi si sta affermando tra gli studiosi

«Un pomeriggio di ottobre dell’anno del Signore millesimo tricentesimo quarto, in la sala caminata del castello di Torriglia, vicina alla torre inferiore, un gruppo di notabili sono radunati al banco della raggione in attesa di firmare il corposo documento che il notaio sta elaborando per fissare le volontà testamentarie del Dominus Nicolao, della casata dei Fieschi di Torriglia, sono rettori, presbiteri e artigiani del territorio, fideles, chiamati a presenziare all’avvenimento». Quel tardo giorno di ottobre indica una residenza abbastanza stabile nel nostro territorio.
Quel grande e importante personaggio è Nicolò, nipote di Papa Innocenzo IV, fratello di altro pontefice Adriano V, padre di Alagia, ma soprattutto facoltoso banchiere, inserito nel mondo finanziario di quel tempo.L’ipotesi che avesse incontrato Dante nel Castello di Torriglia, è supportata dalla concreta possibilità che il poeta, nell’adempimento dell’incarico di paciere per interrompere la guerra fra i Malaspina ed il Vescovo di Luni De Camilla ritenesse necessario incontrarlo sia per le sue connessioni parentali fra i protagonisti che per la costituzione di deposito a garanzia per conto del Vescovo, figlio della sorella.
Nicolò era padre di Alagia, moglie di Moruello Malaspina, fratello di Adriano V° tutti personaggi citati nella Divina Commedia.
Le citazioni che Dante riporta nel canto XIX del Purgatorio ricordano la grande famiglia dei Fieschi ed il villaggio di Siestri da dove si adima una fiumana bella.
Questa citazione soprattutto indica che il poeta deve aver visto di persona questo villaggio, a quel tempo terminale della mulattiera di accesso alla valle di Torriglia, ben visibile dalla cosiddetta piega di Lavagnola, bivio di incontro fra le strade per Recco e Borgo Val di Taro.
L’ipotesi che Dante avesse raggiunto la Lunigiana attraverso il Po, ben navigabile a quel tempo, si sta affermando fra gli studiosi, il che potrebbe avvalorare altri percorsi quali il Caminus Januae da Piacenza o il Chamino de Lombardia dal porto fluviale di Arena Po.
Altri elementi importanti che si legano a quel contesto e a quel tempo sono il ritrovamento di monete collegate alla famiglia del Cerchi, mercanti fiorentini in affari con i Vento da Torriglia ed i Guano da Sesta Godano.
Tutte queste ipotesi, vecchie e nuove che da tempo hanno appassionato gli studiosi, sono riportate e dibattute con foto inedite nella pubblicazione “Dante a Torriglia” che la Parrocchia ha finanziato e che a breve sarà messa a disposizione.

Mauro Casale

(Articolo tratto dal N° 32 del 06/10/2022 del settimanale “La Trebbia”)

 

Lascia un commento