Fascia, una balconata sulla valle

Quando lasci la Statale 45 per salire verso la Casa del Romano, ti tocca affrontare molti tornanti fino a Cassingheno. Ma sono agevoli, il fondo stradale tiene bene e questo primo paese che incontri è simpatico. Ai davanzali delle finestre, d’estate, è tutta una festa di fiori e di colori; sembra che la gente vada a gara per abbellirsi la casa e per dare il benvenuto ai turisti di passaggio. Una interpretazione benevola, ben inteso, ma ci sta tutta. Ogni volta che vi arrivo rallento, perchè voglio sempre godermi quel buon gusto nel decorare finestre e davanzali, che d’estate la gente dimostra, forse per rimuovere il grigiore di Genova durante i mesi invernali e quando il Bisagno scende grigio e minaccioso verso il mare.
Più avanti c’è il bivio per Carpeneto. Ma appena dopo la vallata si apre e ti appare Rondanina. Da lontano vediamo un piccolo pianoro, un “nido di rondini”, se si vuole ingentilire il paesetto. D’estate è ricco di iniziative, di serate danzanti, di feste, d’allegria e d’altro ancora. “Rondini e rondinotti” si danno da fare per ravvivare e vivacizzare la comunità dei villeggianti. La vacanza è vacanza e occorre viverla come un dono del buon tempo agostano.
La strada che sale è ampia e corre tra boschi e prati, i tornanti secchi sono finiti. Ma là in fondo sembra darti il benvenuto Fascia. Un pensiero di gratitudine lo mando al Sen. Taviani che su questi monti lottò per la liberazione dell’Italia negli anni violenti della guerra partigiana e che strenuamente volle questa bella strada interregionale, convinto com’era che la gente di montagna, per secoli isolata dal resto del mondo, aveva estremo bisogno di vie di comunicazione. Per questo motivo e per molte altre benemerenze il paese di Fascia, che lo ebbe sindaco per molti anni, volle erigere in paese un monumento a ricordo del grande parlamentare genovese.
Dopo qualche chilometro, immerso nel verde intenso della vallata (dietro ai monti ti par di vedere il Brugneto, Bavastri, Bavastrelli, Caprile, Propata e Pentema con il suo ormai famoso presepe…tutto il feudo di Don Pietro) la strada è pianeggiante e quasi larga come via XX Settembre a Genova. Hai ormai superato i mille metri di altitudine e ti trovi di fronte Fascia, un paese molto grazioso e ospitale, aria pulita, sottile e salubre, immerso in un verde incontaminato.
Tutti sul nostro Appennino sanno che con il termine “fascia” si intende un piccolo ripiano di terra, una striscia trattenuta da un muro a secco. Quindi l’origine del nome del paese ha probabilmente queste radici agricole lontane, dalla morfologia del terreno.
Fu eretta a parrocchia nel 1647, staccandola da Rondanina. Circa tre secoli fa il paese contava “200 anime e 35 fuochi”. Durante l’ultima guerra ha avuto i suoi momenti bui, ma per la tenacia di tutti è poi rinato. Per la posizione quasi a balconata sulla valle e la buona cucina è stato rivalutato e da molti anni è ormai un posto ambito per una gita sui monti nei mesi estivi.
La gente è simpatica, decisa e volitiva, sempre pronta a seguire un’iniziativa religiosa per onorare il Patrono San Guglielmo o per realizzare un monumento che ricordi il passato burrascoso della lotta partigiana. Il motore di tutto è sempre l’Avv. Varni, ma cassa di risonanza è la Trattoria “da Guido”. Qui vengono lanciate idee, vengono discusse e molte volte promosse dall’intera comunità. Si sa che le idee migliori e sagge nascono spesso…a tavola.
Alla parete un certificato di benemerenza segnala ai clienti che l’attività in questo locale iniziò nel lontano 1938. Pochi anni fa, nel 1998, sono stati festeggiati i sessant’anni di apertura. Ai fornelli, a confezionare piatti (qui puoi trovare la cucina genovese o piacentina) la signora Rina con tutta la sua decennale esperienza e la signora Tina con il suo tratto gentile e garbato. Tra le quinte, ma essenziale il suo lavoro di supervisore e sommelier, Antonio. Coordinatore, accoglienza cordiale e occhio vigile nei riguardi dei numerosi clienti, con attenzione a tutto, il titolare Guido, un uomo che ci sa fare. Qui si deve scrivere: “Se ti imbatti una volta, ci devi tornare”.
L’inverno arriva anche a Fascia, anzi, arriva prima. Martedì 3 dicembre, lassù, dove è così bello arrivarci in agosto, era già nevicato: dieci centimetri. Ma è anche la neve che fa Natale. Nella sua cucina “da Guido” si farà fuoco, si cuoceranno vivande per i più coraggiosi che arriveranno da Genova…
In quel grande silenzio dei monti di Fascia, diventerà un presepio e, ancora una volta, Don Pietro celebrerà la Messa della Natività.

(Questo articolo è stato tratto dal N° 44 del 12/12/02 del settimanale “La Trebbia”)

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