A Bogli in val Boreca le radici della famiglia Toscanini

Da tempo è stato ricostruito l’albero genealogico della famiglia di Arturo Toscanini nel Piacentino, salendo sull’Appennino fino a Bogli di Ottone. Un percorso che deve aver affascinato molto il musicologo Harvey Sachs, considerato il massimo esperto al mondo del grande direttore d’orchestra, al quale ha dedicato una monumentale biografia in inglese, tradotta in italiano per i tipi del Saggiatore. Qui è riservato un ampio spazio alle vicende degli antenati del maestro, per i quali si riesce finora a risalire sino al XVIII secolo, ai trisavoli di Arturo, che si chiamavano Simone e Maria Toscanini. Il loro figlio Pietro, nato a Bogli nel 1769, scese in pianura, stabilendosi a Cortemaggiore, dove sposò Domenica Alberici. Dal matrimonio venne alla luce Angelo (1790- 1864), “che divenne proprietario di una filanda e di un piccolo negozio a Cortemaggiore, e di un altro negozio a Piacenza, dove vendeva i suoi prodotti”. Angelo e la moglie Giuseppa Zerbini (1795-1821) ebbero “otto figli, comprese due coppie di gemelli, in otto anni”, ma la donna, 12 giorni dopo aver partorito la sua seconda coppia di gemelli, si suicidò, gettandosi in un pozzo. Angelo Toscanini si risposò quattro mesi più tardi con Eligia Bombardi, nata a Cortemaggiore nel 1795. Da lei ebbe 12 figli, anche se, stante l’alto tasso di mortalità infantile dell’epoca, quando nacque l’ultimo l’anagrafe di Cortemaggiore registrava in vita soltanto 10 bambini della coppia. Il terzultimo, Claudio Toscanini, nato il 25 gennaio 1833, lasciò definitivamente Cortemaggiore alla volta di Parma. “All’età di dodici anni litigò con il padre, lo sferzò in viso con un fazzoletto e se ne andò di casa”. Arrivò a piedi nella città ducale, rifugiandosi da una sorella e avviandosi al lavoro di sarto. “Era irrequieto di natura” scrive Sachs, che si sofferma sull’adesione di Claudio ai moti del Risorgimento, animato da una forte ammirazione per Giuseppe Garibaldi. Partecipò alla spedizione dei Mille, per unirsi di nuovo con le camicie rosse disertando dai bersaglieri per combattere il 29 agosto 1862 sull’Aspromonte, dove venne arrestato e condannato a morte, pena commutata in ergastolo. In carcere Claudio Toscanini “contrasse lo scorbuto e perse alcuni denti”, ma si salvò e, rientrato a Parma, grazie al commilitone garibaldino Giuseppe Montani, conobbe la sorella di lui, Paolina, detta Paola, 25 anni (“una zitella, per gli standard dell’epoca”), con la quale convolò a nozze il 7 giugno 1866. Tempo qualche giorno e la notizia che Garibaldi stava radunando un corpo di volontari per la terza guerra d’indipendenza spinse Claudio ad abbandonare la novella sposa, raggiungendola però alla fine di giugno, approfittando di una sosta della tradotta a Parma: «Quella notte hanno fabbricato me», raccontò ridendo Arturo Toscanini, in una delle conversazioni registrate negli anni Cinquanta alle quali ha potuto attingere Sachs, per un ritratto anche intimo del direttore d’orchestra, il cui padre dai nonni materni era giudicato donnaiolo e inaffidabile. «Mio padre era molto bello. Le donne gli correvano dietro», osserverà il figlio Arturo, che ancora in tarda età rievocava la dolcezza del carattere paterno contrapposto alla durezza della madre: «Non ho mai ricevuto una scoppola da mio padre». Gravemente malato, Claudio si spense il 29 gennaio 1906.

Anna Anselmi (Da Libertà)

(Articolo tratto dal N° 11 del 21/03/2019 del settimanale “La Trebbia”)

Lascia un commento