Campi di Ottone, chiesa di San Lorenzo e benemerenze della famiglia Carboni

Chiesa di Campi“Nel 1644, addì 4 maggio, si pose la prima pietra della nuova Chiesa di Campi, abbattuta altra Chiesuola più piccola, divenuta insufficiente per la Parrocchia. Lorenzo Carboni per fabbricare la cosiddetta Chiesa di Campi, imprestò lire 6000, oltre alle prestazioni d’opera con buoi, dandovi legnami occorrenti e legne molte per cuocere in diverse fornaci la calce occorrente alla fabbrica. Con suo testamento (1714), condonò e regalò alla suddetta Chiesa le lire seimila prestate, a condizione che gli fosse accordato il diritto di tenere in detta Chiesa sedia da utilizzare nei tempi di funzione. Fu da allora che la propria moglie Maria Giovanna ed in seguito le padrone e donne primarie della famiglia Carboni, si avvalsero del diritto, fruendolo con continuità, nel rispetto generale” (Memorie Storiche della Famiglia Carboni da Campi, Gorreto e Lozzo. Archivio privato).

Lorenzo Carboni era titolare di molti beni sparsi nel Levante Ligure, da La Spezia al l’alta Val trebbia (cfr. Giurisprudenza dell’Eccellentissimo Senato di Genova: “Sentenza “in utrimque Carbone”, disponibile in Internet). A Campi di Ottone gestiva i fondi migliori, costituenti enfiteusi di antica data. Ebbe residenza saltuaria a Casa Cucoli, dove ancora permane il suo palazzo seicentesco. Lorenzo contribuì alla costruzione della nuova chiesa del Santo omonimo, oltre che con le azioni di cui sopra, elevando al suo interno, congiuntamente alla famiglia Baracchi, l’altare dedicato a San Luigi Gonzaga. Nei sotterranei furono sepolti i defunti dell’una e dell’altra discendenza e lui stesso. In un cartiglio barocco, sovrastante l’arco principale della Cappella, didascalia recita: “Sumptibus Domini Laurentii Carboni Rectorisque Baracchi” (= a spese del Signor Lorenzo Carboni e del Rettore (parroco), Baracchi).
San Luigi Gonzaga (1568/1591), rimane tuttora il protettore principale della famiglia. In un passato ancora recente, veniva celebrata una messa solenne al 21 giugno, sua festività. I Carboni si riunivano per l’occasione a Campi, il paese tanto amato da tutti loro e dai loro antenati. La bella tradizione cominciò a scricchiolare negli anni ’60 del secolo scorso ed oggi si è praticamente estinta. Peccato!
La Cappella di San Luigi Gonzaga è in stile barocco e la pala d’altare rappresenta il Santo con il manuale di Pietro Canisio, suo maestro di teologia morale, alla base dei suoi profondi studi religiosi. L’autore del quadro è ignoto, ma l’opera appare di buona scuola alessandrina, ricca di colori vivaci ed eteree sfumature.
La famiglia Carboni di fatto risiedeva a Genova dove meglio poteva attendere alla gestione del suo vasto patrimonio ed occuparsi di pubblica amministrazione, con importanti incarichi governativi ed ecclesiastici. Il Palazzo Carboni, a Ottone, in bello stile barocchetto ligure, fu edificato sul finire del XVIII secolo dal conte Luigi Leonardo Carboni. Lo stemma di quel nobile campeggia in facciata, sovrastando la porta d’ingresso. Tre carboni accesi indicano la religiosità del personaggio e proprie della famiglia, alludendo alle tre virtù teologali di fede, speranza e carità, sfondo ed orizzonte a pensiero e comportamenti.
Luigi Leonardo (1756/1835) era spesso presente a Ottone e, soprattutto, a Campi. Avvocato e politico fu un esponente di spicco nel governo degli ultimi anni della Repubblica di Genova e dell’iniziale era napoleonica.
A Campi trascorrevano diverso tempo altri importanti membri della famiglia Carboni. Vengono ricordati Giovanni Battista (XVII secolo), prete ed avvocato di Curia, grande teologo in grado di sostenere confronti coi dotti, Vescovi e dottori che fossero. Conservo, religiosamente (è proprio il caso di dirlo), un suo Rituale datato 1614, passato di generazione in generazione, come attesta epigrafe manoscritta, riportata in ultima pagina. Giuseppe (1728/1792), avvocato e prete laureato “in utroque iure”, molto rispettato a Genova per l’enorme erudizione. Gaetano (1772/1842), principe del Foro genovese, idolo della plebe che difendeva gratuitamente, avverso soprusi ed eccessi di potenti temerari. Era detto “il bello” per la figura alta, slanciata; i capelli biondo oro, ricadenti sulle spalle; la profondità e il fascino della sua eloquenza. A Campi di Ottone quegli illustri personaggi, tornavano spesso. Non avranno trovato, lassù, oltre a familiari affettuosi ed amici fedeli, anche una specie di Arcadia, ambiente ideale per la serenità dell’animo, equilibri e positivi sviluppi di potenzialità e vita? Campi, allora, era di certo un giardino fiorito, grazie al lavoro, assiduo ed intelligente, dei suoi numerosi abitanti. Ricco di acque limpide, pure ed armoniose di mille sorgenti, tradotte in infiniti canali; nel verde e nel sole. Un territorio abbracciato dal fiume Trebbia e Pra di Co con il monte Alfeo. Magnifico paesaggio di boschi, pascoli, pittoresche fasce e terrazze. Vigneti generosi. Campi di grano, flessibile, biondo. Spontanea e suggestiva bellezza, attraente, ricreativa e stimolante.

Attilio Carboni

(Articolo tratto dal N° 25 del 14/07/2016 del settimanale “La Trebbia”)

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