La memoria curata dal Sig. Rapallini sul soldato napoleonico di Cerreto di val Borreca, pubblicata il 3 aprile u.s, mi ha portato a ricordare che anche qui da noi a Bobbio non mancarono altri personaggi che finirono coinvolti nel sanguinoso turbine delle lunghe campagne napoleoniche.
Il soldato ricordato da Rapallini forse era ancora vivente nel 1812, fortunatamente scampato al triste destino dei molti le cui ossa finirono disperse e dimenticate sui campi di battaglia di mezza Europa.
Questo fu il destino di due fratelli miei ascendenti: Giacomo Antonio e Donato Mauro Olmi. Costoro, figli della ND Angela Malchiodi e dell’Avvocato Giovanni Maria – giudice a Bobbio e fervente bonapartista – aveva permesso e favorito l’ingresso dei due figli alla prestigiosa Accademia militare di Saint Cyr, istituita a Parigi dallo stesso Napoleone.
Giacomo Antonio nato come il fratello a Bobbio, uscì già come ufficiale all’età di vent’anni. Il suo nome, relativo alla lista di leva dei nati nel 1786 era già comparso, (ma Piccole storie della grande Storia Molti giovani di Bobbio subirono le dure coscrizioni napoleoniche segnalato come già residente a Parigi) in una lista del 1806 stilata a Bobbio, dove si elencavano altri coscritti bobbiesi. Oltre all’Olmi, erano riportati altri 22 nominativi di abitanti in Bobbio e nelle frazioni: fra questi 14 erano contadini, tre calzolai, un barbiere e due mulattieri.
Del primo dei due fratelli (Giacomo Antonio) venne comunicata la morte con una lettera indirizzata a Bobbio al maire (sindaco) Butler, da parte di un capitano dell’esercito del tempo.
Nel documento, scritto in lingua francese e conservato nell’archivio comunale, si annunciava con la solita formula con cui si certificava la morte del caduto, che “Giacomo Antonio Olmi era deceduto sul campo dell’onore – colpito da una palla alla testa – durante la battaglia per la presa della fortezza di Badajoz (Spagna).
Dalla lettera giunta a Bobbio si apprende anche che il caduto era ufficiale dell’88° reggimento della 3° compagnia volteggiatori (voltigeurs) truppe mobili di prima linea dotate di autonomia operativa per azioni veloci.
In un libro di memorie del tempo, scritto da un certo capitano Desboeufs, così si legge in proposito: “…les capitaines de voltigeurs n’admettaient dans leurs compagnies que de soldats d’un courage éprouvé. Aussi aurais-je préferé pour une attaque, commander à trois cents voltigeurs qu’à cinq cents hommes de la Garde.”
Tornando al destino dei due fratelli Olmi, del minore Mauro Donato non si seppe più nulla. Anch’egli uscito dall’Accademia di Saint Cyr, si perse probabilmente in quel grande carnaio della disastrosa campagna di Russia. Il padre dei due, morto a Bobbio nel 1808, fortunatamente (si fa per dire) non poté conoscere la tragica morte dei figli. In margine a questa storia, va da ultimo anche ricordato che gli arruolamenti obbligatori erano redatti sulla base dei registri degli atti di nascita richiesti ai poveri parroci sotto la minaccia di gravissime pene. Di questo dramma delle coscrizioni che provocò ampie rivolte contadine nelle valli piacentine, scrissi un breve lavoro teatrale. Lo stesso Napoleone, venuto a conoscenza di tali sommovimenti, intervenne ordinando al generale Junot una pronta repressione accompagnando l’ordine con queste parole: “ben li conosco questi piacentini, sono gran birboni ma fucilatene un paio e le cose si accomodano.”
Erano altri tempi.
Gian Luigi Olmi
(Articolo tratto dal N° 17 dell 22/05/2025 del settimanale “La Trebbia”)
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