Il Castagno Grande della Val Terenzone

La presenza del castagno fin dall’antichità ha fatto sì che alcuni esemplari, ancora oggi esistenti, abbiano un particolare valore storico, culturale, paesaggistico e, come tali, sono definiti alberi monumentali.
In val Trebbia per la precisione nel territorio di Alpe in alta val Terenzone nella zona chiamata in gergo locale Avesejo sorge un castagno con una circonferenza di circa 8 metri, un’altezza di quasi 20 metri ed un età presunta di qualche centinaio di anni.
Il ricordo della presenza di questa Castagna Granda lo si deve a Luciano Zanardi leva 1939 che ancora oggi si diletta a girare nei suoi amati boschi come e più di quando era bambino. Allora lo faceva per i lavori stagionali ciclici necessari per il sostentamento familiare come ad esempio il vigilare ai pascoli, il coltivare le piane costruite sui muretti a secco o addirittura seguire nei duri mesi invernali le carbonaie vivendo nel bosco per almeno un mese intero solitamente tra gennaio e febbraio, un esperienza quest’ultima raccontata così bene da Carlo Cassola nel libro “Il Taglio del Bosco”.
Adesso invece Luciano si inerpica per questi sentieri per ricordare ad ogni passo quei momenti, una volta molto faticosi ma oggi dolci lasciandosi cullare nel ricordo e verificando sul campo che tutto sia al suo posto come una volta, come questo castagno monumentale che ha accompagnato come un faro tutta la sua vita.
Luciano è una figura arpese storica, quei personaggi che possono essere equiparati a dei titani per la manualità e la forza che servono per vivere su questo lembo remoto dell’Appennino, perché lui e sua moglie Carla vivono felicemente ancora ad Alpe per almeno 6/7 mesi all’anno.
Luciano è anche un artista del legno, un falegname vecchio stampo che non lavora semplicemente il legno ma bensì lo rende vivo creando attrezzi, scale, lampadari, tavoli, panche, plastici e addirittura presepi questi ultimi rivitalizzando vecchie radici di castagni. Luciano ci ha raccontato non senza un velo di commozione la sua infanzia, ci ha spiegato che il legno comunica calore, naturalezza, gentilezza.
Se lo carezzi ricambia con le carezze. E quando comincia a mostrare i suoi difetti e le sue crepe, capisci che non è un oggetto morto, ma un essere che vive e che si trasforma e qui interviene lui con la sua Arte rendendolo eterno.

Paolo Zanardi

(Articolo tratto dal N° 40 del 08/12/2022 del settimanale “La Trebbia)

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