La Val Trebbia si mobilita, gli abitanti: “Non sostituite il medico”

Dopo quasi tre anni, il primo marzo gli abitanti di cinque comuni della Val Trebbia si ritroveranno con un nuovo medico di famiglia. Perché per la prima volta dal 2019, una dottoressa inserita nelle graduatorie Asl 3 ha accettato l’incarico, evitando il ricorso fatto sinora ai bandi per un posto a tempo determinato da rinnovare ogni anno. Tutto in regola, ma i cittadini non ci stanno, chiedendo a gran voce che sia confermato l’attuale professionista. «Progressivamente siamo stati svuotati di molti servizi – spiega Elisabetta Biggio, abitante di Fontanigorda e portavoce della protesta – ora dobbiamo rinunciare a un professionista straordinario come il dottor Matteo Siri. Stiamo raccogliendo firme per opporci».

Sul caso sono scese in campo anche le amministrazioni. «Il vero problema è al ministero, è lì che vengono fissati i criteri delle retribuzioni – dice il sindaco di Rovegno, Giuseppe Isola – Il nostro Comune è disposto a offrire un appartamento a titolo gratuito a un medico, se solo accettasse di venire a vivere qui. Ma è difficile trovare professionisti che facciano certe scelte a fronte di determinate condizioni economiche. Ieri (oggi per chi legge, ndr) ho dialogato con il direttore generale della Asl 3 Luigi Bottaro. L’azienda sanitaria ha fatto il massimo in base alle regole fissate a livello nazionale. Non si deve fare di questo caso una battaglia personale, serve invece fissare nuovi incentivi per le sedi disagiate, come queste valli. Il dottor Siri è eccezionale dal punto di vista professionale e umano. Al contempo attendo di incontrare chi arriverà al suo posto».

Stando a quanto ricostruito dallo stesso sindaco, nell’aprile del 2019 il medico che seguiva Rovegno, Gorreto, Fontanigorda, Montebruno e Fascia si era ritirato. Di fronte al mancato farsi avanti dei professionisti in graduatoria, era stato emesso un bando, andato deserto. Era stato così proposto un surplus economico e, a quel punto, era arrivato Siri. Ogni anno, prima della nuova selezione, la Asl ha cercato disponibilità nella graduatoria, invano. Tornando così al solito bando. Quest’anno invece una dottoressa si è fatta avanti.

Marco Fagandini

https://www.ilsecoloxix.it (07/02/2022)

È una gran brutta storia questa.

 

C’è un medico che lavora con zelo, professionalità e passione, un medico giovanissimo che è arrivato in punta dì piedi ed ha saputo farsi amare dai suoi pazienti, che ha vissuto una pandemia senza rifiutare mai una visita, nè un tampone, che andava a domicilio fuori orario pur sapendo che non sarebbe stato pagato dalla ASL. Ha un contratto dì 6 mesi. La Val Trebbia ha un territorio esteso, i mutuati sono pochi a causa del progressivo spopolamento e dal fatto che, dopo la pensione del dottor Cella, molti hanno cambiato medico rifiutando quello dì zona.
Da quando c’è lui molti vorrebbero averlo come medico ma non si può perché il posto risulta ancora vacante, provvisorio, quindi alla ASL fanno ostruzionismo, cercano dì convincere le persone a non optare per lui con la motivazione che “non avrebbero il nome del medico scritto sul libretto”.
Ogni tanto viene fatto un concorso che va deserto perché, diciamocelo, non facciamo gola a molti.
Il tempo passa, gli anni passano, lui rimane, è sempre il nostro medico.
Poi un giorno arriva una doccia fredda. È stato fatto un concorso ed una dottoressa ha accettato, per quattro mesi. Quattro.
E lui, che aveva un contratto fino a fine giugno ed aveva dato la sua disponibilità a rimanere, a condizione che ci fosse una rivisitazione delle tariffe (irrisorie per una situazione come quella della Valle con tanta strada da fare e tanti anziani da visitare a domicilio), deve fare le valige entro la fine dì febbraio.
La asl non ha accettato dì rivedere un tariffario su 10 ore settimanali spalmate in 4 comuni montani ma ha fatto un concorso e dato un posto ad una dottoressa per un paio dì mesi.
Quattro mesi. Neanche il tempo dì capire dove abitano i mutuati, le loro patologie, le loro difficoltà, le loro esigenze.
Dopo questi quattro mesi cosa succederà?
Arriverà un altro medico? Dovremo iniziare tutto da capo?
C’è qualcuno in ASL che si rende conto dì cosa comporta tutto questo? C’è qualcuno che si è fermato un attimo a pensare che grazie ad un buon medico calano le ospedalizzazioni? Che siamo ad un’ora dì strada dal primo ospedale e con una percentuale altissima dì anziani?
È proprio il caso dì speculare su queste 10 ore settimanali? L’aumento che avreste dovuto dare al dott. Matteo Siri avrebbe davvero fatto la differenza sul bilancio? Era l’unica spesa su cui fare economia?
Tante domande alle quali non si avrà mai risposta.
Andiamo avanti con sempre meno fiducia nelle istituzioni che dovrebbero essere dalla nostra parte invece…

Nicoletta Barbieri (Montebruno GE)

C’è un paradosso nella nostra società. Le cose semplici sembrano essere le più difficili. Ecco la storia.

C’è una valle ligure in cui un giorno è arrivato un medico giovane e motivato.
Ai valligiani sembrava un miracolo. Orfani di un altro medico andato in pensione, (l’amatissimo dottor Domenico Cella, che ha speso la sua vita nella cura degli altri), e dopo qualche sfortunato rimpiazzo, ecco che arriva un giovane empatico, appassionato, competente.
Si chiama Matteo Siri.
Il dottor Siri piace alla gente e la gente piace a lui.
E poi arriva la pandemia. Il giovane dottore, con quello che ha e come può, si fa in quattro. La sera tardi, e pure la notte, lo si vede passare tra le vie dei paesi a fare visite, a tranquillizzare, a fare tamponi. Entra nella vita delle persone e si affeziona alla gente con la quale stabilisce un rapporto di fiducia. Macina chilometri il dottor Siri, corre da un paese all’altro, da un ambulatorio all’altro. Non ci sono orari e al telefono ti risponde a qualsiasi ora. Vorrebbe fermarsi sul territorio perché si trova bene.
Sono tutti contenti, il giovane dottore, i valligiani e pure i sindaci dei paesi della valle. Serpeggia un sentimento di gratitudine e di sincero affetto per il dottor Siri, perché le cose funzionano e hanno funzionato anche nei momenti più difficili, che non sono mancati. Escono articoli sui giornali, “lasciateci il nostro dottore”.
Insomma, come si dice, squadra che vince non si cambia.
E invece no.
Sarebbe troppo semplice.
È giunta all’improvviso notizia che la Asl ha interrotto il contratto del dottor Siri anzitempo. Così, senza neanche qualche mese di preavviso.
La valle ricade nello sconforto, ma non ci sta. Tutti che cercano di contattare i giornali e la Asl per chiedere: perché cambiare? E per dire, “giù le mani dal nostro dottore”.
Le situazioni che funzionano, in una valle dove i servizi sono ridotti al minimo e   dove   i   disagi   sono   parecchi,   dovrebbero   essere   protette   e   portate all’attenzione di tutti come buona prassi.
Ma non è così, neppure questa volta.
E vediamo come andrà a finire.

Claudia Priano

 

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