Dal Crociglia a Santo Stefano d’Aveto: nella nebbia il rito della transumanza

La riscoperta del passato più forte delle condizioni meteo avverse, pioggia a tratti, nuvole basse, banchi di nebbia, temperatura in discesa a causa della forte umidità nell’aria. In questo quadro che richiama un autunno avanzato, Santo Stefano d’Aveto e le sue frazioni non hanno voluto perdere l’appuntamento con la Transumanza, tradizionalmente in calendario l’ultima domenica di ottobre.
A Torrio sono apparsi i primi bovini bianchi di razza piemontese, qualche esemplare di bruno alpina e pezzate in bianco e nero. Ad aprire la lunga teoria di animali alcune mucche che gli allevatori avevano abbellito con corone di foglie dai colori dorati.
Non mancavano cavalieri ed amazzoni (una quarantina) che cavalcavano altrettanti cavalli. Non potevano mancare gli asinelli che da queste parti, prima che iniziasse l’era dei trattori con i loro rimorchi, erano di grande aiuto nell’attività agricola delle famiglie di contadini. A Torrio, sotto il Monte Crociglia, dove da tanti anni per iniziativa del compianto don Guido Balzarini sorge il monumento all’Arcangelo San Raffaele, il primo appuntamento della giornata con colazione a base di focaccia e vino bianco che ciascun partecipante si era portato da casa in nel rispetto delle norme sanitarie anticovid.
Poi discesa di 7 chilometri verso Sano Stefano con la Transumanza sorvegliata dagli addetti che portavano la classica camicia a quadri con il logo applicato sulla schiena.
Giù in paese, tra due ali di folla, calcolata in non meno di 1.500 persone, era sfilata in via Razzetti la banda appartenente al complesso musicale di Santo Stefano che nel pomeriggio, presso il Santuario di Guadalupe, si è gemellata con la banda Città di Camogli “Giacomo Puccini”. Tanta allegria, tanta festa animata anche dalla gara dei balloni di fieno rotolanti per la strada davanti al Municipio.
Quando le prime mucche della Transumanza si affacciano in piazza del Popolo la gente ai lati sembtra ondeggiare. Tutti cercano la postazione migliore per scattare foto con la tradizionale macchina al collo, ma l’attuale tecnologia vuole che siamo i telefonini a fare la parte del leone. Ecco i bimbi sugli asinelli, i figuranti con i vestiti che richiamano alla civiltà contadina.
Pietro Monteverde, che ha saputo trasformare nel tempo, la Transumanza nell’evento più autentico e più significativo della vallata dell’Aveto, sollecita gli animali, un po storditi da tutto il frastuono. In poco tempo si raggiungono le stelle in località Pasco.
I turisti, in assenza del pranzo del contadino al bocciodromo per le note ragioni, si riversa nei ristoranti e agriturismo anche nel vicino comune di Rezzoaglio. Tempo brutto, ma festa riuscita, in attesa di un inverno da neve.

Fabio Guidoni

(Articolo tratto dal N° 36 del 11/11/2021 del settimanale “La Trebbia”)

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