Il mulo torna a casa

Durante l’ultimo conflitto mondiale, negli anni 1944-45, tutta l’alta valle della Trebbia fu teatro di sanguinose lotte partigiane. Moltissimi sono gli episodi, più o meno tristi, che accaddero in quel tempo. A volerli raccontare occorrerebbe molto spazio e poi l’argomento esulerebbe dal nostro intento. Ricorderemo soltanto un aneddoto risalente a quel periodo. In quegli anni furono minati e fatti saltare diversi ponti lungo la strada di fondovalle, con conseguente interruzione dei rifornimenti, specialmente di viveri, provenienti dal Piacentino e destinati al presidio tedesco di Torriglia. Il comando tedesco, per far fronte alla nuova situazione, faceva eseguire il trasporto delle vettovaglie ai contadini del posto che possedevano un animale da traino con carro. Ciò, secondo la loro intenzione, serviva anche ad evitare gli attacchi dei partigiani, che spesso avvenivano lungo il tragitto. Un giorno dell’estate 1944, uno dei Taddei di Fontanigorda fu obbligato a svolgere questo pericoloso incarico, insieme ad altri del suo paese.
Quando a Marsaglia fu formato il convoglio, composto da una quindicina di carri scortati da truppe tedesche, sul carro del fontanigordese venne caricata una botte di vino. Quindi ebbe inizio il viaggio verso Torriglia, non senza disagi. Ad ogni ponte interrotto, il convoglio doveva scendere a guadare il fiume lungo una ripida rampa sterrata, costruita per l’emergenza, mentre per risalire dalla parte opposta, il traino di ogni carro doveva essere potenziato con l’aggiunta d’altri animali da tiro. Tutto questo succedeva sotto la costante minaccia di un attacco partigiano.
Al secondo giorno di cammino, il convoglio stava per giungere a Loco senza aver incontrato seri pericoli. Il fontanigordese era preoccupato, pensando che l’imboscata dei partigiani poteva avvenire oltre quest’ultimo paese, come era già accaduto in altre occasioni.
Mentre meditava su come agire in simile circostanza, si ricordò dell’abitudine del suo mulo che, quando arrivava a Loco, al bivio per Fontanigorda, proseguiva istintivamente verso casa. In questo caso, se nessuno lo avesse ostacolato, avrebbe fatto altrettanto staccandosi dalla fila degli altri carri. Egli decise subito di sfruttare l’occasione che stava per arrivare. Poco prima di giungere in paese si portò più avanti, abbandonando il suo carro, e proseguì conversando con i compagni di viaggio. Giunto al bivio, il mulo fece esattamente come previsto, passando inosservato alla sorveglianza tedesca. Il suo padrone incurante seguitò per la sua strada fino all’uscita del paese, dove furtivamente sparì fra le ultime case, in attesa che passasse tutto il convoglio. Dopo andò a nascondersi nei campi; aveva paura che i tedeschi, accorgendosi della mancanza del suo carro, ritornassero a cercarlo. Ciò non avvenne. Accertato il cessato pericolo, si avviò verso casa dove trovò il suo mulo col carro e una botte di vino bobbiese. Anche dalle tristi vicende talvolta nascono episodi umoristici!

(Brano tratto da “Le antiche mulattiere ” di Guido Ferretti – Edito dalla Comunità Montana Alta Val Trebbia)

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