Val d’Aveto, nasce un museo a cielo aperto

Una cappelletta, una chiesa, ma anche un borgo, oppure un’edicola e una fontana. Perché no, anche una casa che può essere un museo della civiltà contadina e pure un manufatto recuperato che un tempo veniva usato come fienile e che da queste parti chiamano “barco”. La cultura non è solo statue e dipinti. È qualcosa di più ampio. La cultura racconta un territorio, la sua storia: i luoghi di questo territorio sono testimonianze di fatti vissuti. Ecco così l’idea: un museo diffuso a cielo aperto a Rezzoaglio.

Il progetto non è nuovo. Se ne parla già da un po’. Ora si entra nel vivo. C’è una brochure che racconta dove andare a vedere questi luoghi e la loro storia. A breve inizierà anche il posizionamento della cartellonistica. Intanto sabato 17 maggio il Muval, il Civico museo diffuso della val d’Aveto, è stato presentato ufficialmente. L’appuntamento è stato nella sala Ghio Schiffini della Società economica di Chiavari alle 17. La presentazione è stata curata da Sandro Sbarbaro e Paolo Pendola. Sono intervenuti Carla Cella, Graziano Fontana e Osvaldo Garbarino.

L’ideatore del Muval è Pendola, che in valle è il proprietario della casa museo di Isolarotonda e che ha già realizzato un museo diffuso del mare a Santa Margherita. Dal mare ci si sposta ora ai monti. Qualche tempo fa Pendola aveva proposto l’idea al precedente sindaco Marcello Roncoli. In questa fase il consiglio comunale aveva approvato lo statuto: «Ora entriamo nella fase operativa e non era scontato fosse così – dice Pendola –. A volte quando cambiano le amministrazioni, cambiano anche le prospettive. Invece anche il sindaco attuale Massimo Fontana ha dimostrato sensibilità per questo progetto. Rezzoaglio e la val d’Aveto in generale hanno molto da dire e da raccontare. Parlo per esperienza diretta: personalmente conosco la valle da molto tempo. Se ne parla a livello turistico per la sua bellezza. Ma ci sono tutti i requisiti per aprire un filone storico e di tradizioni da mettere in rete una con l’altra. Senza contare che questo museo ha potenzialità turistiche importanti che potrebbero tradursi anche in opportunità occupazionali».

Il materiale c’è. Alcune pubblicazioni del passato lo hanno testimoniato. Le memorie storiche della valle come Carla Cella per la zona di Villa Cella e Sandro Sbarbaro come storico del territorio sono un’ottima base di partenza. Non è un caso che sabato ci siano anche loro a tenere a battesimo il Muval.

«Qui ci sono cinquantatré frazioni e tutte hanno qualcosa di importante e curioso da raccontare –spiega Pendola, dentista, ma appassionato di storia locale –. Non è solo questione di monumenti, ma anche di vicende e persone. La storia che mi piace in maniera particolare è quella della Villa Cella con i monaci partiti da Vicosoprano che arrivarono qui e deciderò di fermarsi edificando una piccola chiesa. Altre storie? La chiesa di Isolarotonda fu la prima della valle. Qui lavorò il fiebotorno Enrile, una sorta di medico ante litteram. Ma io trovo affascinante anche la la storia della piana di Cabanne che secoli fa era una palude poi bonificata dai monaci di Villa Cella. E se vogliamo allargare il campo non si può non pensare anche alla Cabannine e al loro formaggio come protagonisti della storia del Comune. Senza dimenticare anche veri e propri monumenti della civiltà contadina come ad esempio i barchi, cioè i vecchi fienili di cui esistono alcuni esempi».

Il Comune è pronto a fare la sua parte. «Dalla prossima settimana inizieremo a sistemare la cartellonistica – dice Marina Cuneo, consigliere comunale con delega al Turismo –. Inizieremo dalle strade principali della valle per fare sapere ai nostri visitatori che stanno attraversando un museo a cielo aperto. Da questi cartelli sarà possibile scaricare la cartina con tutti i luoghi da visitare e la loro descrizione tramite un QR code. Poi provvederemo a sistemare la cartellonistica anche nelle varie frazioni con descrizione delle cose da visitare sempre attraverso qr code. Abbiamo comunque fatto stampare anche varie brochure. Inizialmente sarà possibile ritirarle gratuitamente in Comune, presso l’ufficio anagrafe. Poi non è escluso che i luoghi di distribuzione possano aumentare».

Infine vale la pena sottolineare che molti luoghi sono privati. E se ad esempio la chiesa di San Michele Arcangelo a Rezzoaglio (gli abitanti assicurano che il campanile in pietra sia il più alto di tutta la Liguria) è in buone condizioni, lo stesso non si può dire di altri edifici ad esempio religiosi: «La Chiesa è proprietaria di molti di questi immobili, vedremo di aprire un dialogo anche se prima dovremo capire se confrontarci con la diocesi di Chiavari o Piacenza», chiude Pendola.

Italo Vallebella

https://www.ilsecoloxix.it/(16/05/2025)

Lascia un commento