Dopo tre anni di stop torna il Mandillo dei semi

Dopo tre anni di stop torna il Mandillo dei semi, la festa del libero scambio di semi autoriprodotti, marze di fruttiferi e lieviti di casa organizzata dal Consorzio della Quarantina.
La manifestazione si terrà a Montebruno (Val Trebbia ligure) domenica 22 gennaio 2023, dalle 10 alle 17.
L’evento sarà allestito nei locali della Pro Loco di Montebruno a differenza delle ultime edizioni che si erano tenute nella suggestiva cornice del chiostro del Santuario di Nostra Signora di Montebruno.
Comunque durante la giornata per chi lo desidera sarà possibile visitare il Santuario e il Museo del mondo contadino.
Alle 14, presso la Sala Comunale, ci sarà  l’incontro “Case dei Semi e Maisons des Semences” – verso un’alleanza ligure/provenziale per la gestione delle varietà locali
con Maxime Schmitt, Marco Loconte, Fabrizio Bottari.

ALLE ORIGINI DEL MANDILLO

Saper fare da sé le sementi dei propri ortaggi e cereali prima degli anni 1950 era ancora pratica comune e diffusa; poi, a partire da quegli anni, i semi di casa sono stati poco a poco e, infine, definitivamente sostituiti da quelli venduti nei consorzi agrari, selezionati dalle ditte sementiere del nord Europa per produrre varietà standardizzate, adatte all’agricoltura industrializzata, più redditizie ma anche più vulnerabili.
Quel saper fare e, con esso, il potere dei contadini sulla riproduzione del proprio cibo e dei propri prodotti è venuto meno nel giro di trent’anni, ché davvero basta il silenzio di una generazione perché la memoria sociale si interrompa e la trama della cultura cominci a sfilacciarsi, e poche cose sono così fragili e continuamente a rischio come la memoria.
Ora, lentamente, il sapere che non ci è stato consegnato lo stiamo ricostruendo e di nuovo impariamo a riprodurre le varietà dell’orto e del campo. E non è così importante che siano proprio quelle tramandate nei nostri luoghi: se lo sono è meglio, ma se non lo sono va bene lo stesso, perché ciò che importa non è fare della tradizione un museo né un’ideologia, ma recuperare quel saper fare e riprendere autonomia e potere sul nostro cibo e i nostri prodotti.
Dunque rimettiamoli i semi delle varietà che abbiamo e che troviamo, anche se sono varietà commerciali, anche se sono ibridate (purché, ovviamente, non sterili). Riseminata per anni con continuità, qualunque varietà per quanto può si adatta a una terra e al suo clima e, poco o tanto, si modifica nella forma e nel comportamento, diventando nel tempo “nativa” di quel luogo.
Anche noi siamo così.

Con queste premesse, nel 2001 abbiamo organizzato la prima festa dei semi autoprodotti, con la finalità di cominciare a ridiffondere le varietà locali sul territorio ligure.

(dal sito www.quarantina.it)

 

Lascia un commento