Tesori da non perdere nel nostro appennino

Nel nuovo volume di Susanna Pighi “ Viaggio artistico nell’Appennino piacentino” , nuclei storici, architetture rurali, fortificazioni, chiese, monumenti e opere d’arte che contraddistinguono il nostro Appennino vengono descritti nelle sue 208 pagine con il suo sguardo di storica dell’arte, cercando di porre l’attenzione anche su aspetti poco noti ma ugualmente significativi. L’itinerario artistico consente di scoprire architetture e opere che non ti aspetti. Ne abbiamo selezionate alcune che riguardano il nostro territorio.

 

Caminata Val Tidone
Probabilmente non tutti sanno che la planimetria del borgo fortificato di Caminata è concentrica, peculiare e costituisce un unicum a livello provinciale per la presenza di camminamenti sotterranei a sviluppo circolare con ramificazioni esterne. Delle case torri collegate a questo sistema difensivo un tempo esistenti ne restano due recanti le date 1622 e 1799, rispettivamente sull’attuale via Vittorio Emanuele II e nella piazza maggiore del paese.
A Bobbio un museo sorprendente
A Bobbio, il centro principale della Alta val Trebbia noto a tutti, ha sede una raccolta di opere di arte contemporanea che non ti aspetti. A chi visita il Museo MCM, inaugurato nel 2015 grazie al lascito prezioso della collezione di Rosa Mazzolini, avviene di trovarsi faccia a faccia con un nucleo di opere di Filippo De Pisis, Giorgio De Chirico, Massimo Campigli, Ottone Rosai, Carlo Carrà, Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi.
Stucchi barocchi a Ozzola
Le cappelle stuccate della Madonna delle Grazie e dei Santi Alberto, Fabiano e Sebastiano, ai lati dell’altare maggiore della chiesa parrocchiale, sono qualificate da un cospicuo ornato con colonne tortili e telamoni. La cappella della Madonna del Rosario, eretta nel 1615, introdotta dalle statue a tutto tondo dei Santi Domenico e Rosa, reca nella volta i Misteri Gloriosi del cremonese Pietro Martire Stradivari (1666), commissionati dai fratelli Botteri, molto legati alla chiesa. I ritratti presenti nelle vele sono di membri della famiglia alla cui munificenza si devono in gran parte la costruzione e le opere antiche dell’edificio.
La torre dei Malaspina
La costruzione cilindrica dal bel parato murario in sasso si innalza su di un poggio in posizione panoramica, raggiungibile a piedi da Zerba con un’escursione di pochi minuti. Di proprietà privata, è quel che resta di un fortilizio già in rovina nel XVII secolo, appartenuto ai Malaspina. Un cunicolo sotterraneo collegava la torre che aveva funzione di avvistamento alla “caminata”, residenza nel borgo in cui i feudatari dimoravano. È proprio nei resti del torrione che vennero rinvenute le otto armille bronzee dell’Età del bronzo di cultura ligure ora conservate al Museo del Castello Sforzesco in Milano.
Gli affreschi di Lazzaro Cucherla
Il santuario del Gratra, con interno ad aula, presenta nell’abside la parte più antica in stile romanico che risale al XIII secolo. Nel 1969 sono stati staccati da questa zona, restaurati e posizionati sulle pareti laterali, due frammenti di affreschi dal gusto popolaresco, ricondotti a Lazzaro Cucherla, pittore originario di Vigolo Val Nure (Bettola) del quale al momento non si conoscono altre opere. Risalgono ai primi decenni del Cinquecento (alcuni datano le opere con precisione al 1522 sulla scorta di un’iscrizione ormai lacunosa che riporta il nome dell’autore). Nelle raffigurazioni frammentarie si identificano santi apostoli dalle pose frontali, tra cui San Bartolomeo con l’attributo consueto, il pugnale.

(Articolo tratto dal N° 17 del 19/05/2022 del settimanale “La Trebbia”)

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