La chiesetta della Perduca, uno dei luoghi più stupefacenti della val Trebbia

“Il mistero della Perducca” è l’ultima pubblicazione di mons. Domenico Ponzini. Un agile libretto che riporta le peculiarità della chiesetta incuneata tra le nere rocce della Pietra.
Bravo l’autore nell’introdurre al clima misterioso che avvolge quella costruzione allocata in posizione particolarissima. Specchio, d’altra parte, della realtà, perché gli enigmi cui va incontro chi arriva alla sommità del monte, non mancano. Lì tutto è suggestivo. Impossibile sottrarsi agli interrogativi che suscitano i misteriosi segni impressi dalla natura e dalla mano dell’uomo, tuttora indecifrati.
La chiesetta è affidata dal 1968 alle cure di don Giampiero Esopi. Dalla prima ricognizione gli fu subito nel cuore. Si ripromise di valorizzarla, accontentandosi, sul momento, di metterla in sicurezza. Ha dovuto aspettare ben 35 anni, ma ce l’ha fatta. Nel 2003 è riuscito ad innescare un positivo processo di reperimento delle risorse finanziarie necessarie, presso il Ministero per i Beni Culturali e Architettonici, la Fondazione di Piacenza e Vigevano, gli “Amici di Perduca e Donceto” e tanti altri.
La chiesetta ha ritrovato l’antico splendore. Mons. Ponzini richiama, nel libretto, la formazione geologica della Pietra, la storia delle antiche popolazioni che abitarono la Val Trebbia, parla delle misteriose vasche scavate sulla sommità della Pietra, colme di inspiegabili acque, dà ampie informazioni sui tritoni che vi vivono. Ipotizza il possibile utilizzo di quelle vasche in tempi arcaici “…non dovrebbe essere uno sproposito ritenere che presso e misteriose acque esistesse fin dal periodo celtico un santuario druidico”. Cita quell’orma che la fantasia popolai attribuisce al piede della Madonna. Sarebbe interessante conoscere la data di fondazione della chiesetta. Ma non c’è documentazione. Tutto quanto è possibile sapere, dall’iscrizione su di un’antica lapide agli atti delle visite pastorali, è puntualmente riportato dall’autore. Nei secoli deve essere stato sempre un problema la manutenzione dell’edificio, così isolato, in posizione sì stupenda, ma di difficile accesso. Interessante la sua titolazione: a Maria Assunta fino alla prima metà dell’800, poi a Sant’Anna. Oggi la festività della Perduca (si possono usare indifferentemente i termini Perduca e Perducca) avviene, con gran concorso di pellegrini, la prima domenica dopo il 26 luglio, ricorrenza appunto di S. Anna. Di cui una bellissima statua lignea è presente all’interno. Degno di nota l’architrave sulla porta d’ingresso della chiesa, “un’antichissima pietra rettangolare di recupero, su cui sono iscrizioni latine ed alcune lettere dell’alfabeto celtico”.
Notevoli gli affreschi recentemente restaurati, trecenteschi e quattrocenteschi. Rappresentano San Michele che pesa le anime, Sant’Antonio Abate, San Nicola di Bari, San Colombano, San Giorgio, una Madonna del latte e una Madonna con Bambino.
Ponzini ricorda che la chiesetta della Perduca si trova su uno degli itinerari Milano-Bobbio, già annoverato tra i Cammini di Fede europei.
La pubblicazione costituisce una preziosa guida, dispensatrice di notizie storiche, geologiche e naturalistiche, per chi, preso dall’atmosfera del luogo e dall’innegabile senso di sacralità che ispira, vuole saperne di più.

Luisa Follini

(Articolo tratto dal N° 4 del 23/01/2014 del settimanale “La Trebbia”)

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