La stampa della Resistenza in Val Trebbia

Il 1°agosto 1944 uscì a Bobbio (Piacenza) il primo numero del «Partigiano. Volontario della libertà», sottotitolato «Organo della 3a divisione garibaldina Cichero». L’idea di dar vita ad un giornale dei partigiani della Cichero nacque nel giugno 1944, quando Anton Ukmar (“Miro”) era giunto da Genova per inquadrare i partigiani della zona in una divisione garibaldina. Fu però impossibile creare subito una sezione stampa poiché Giovanni Serbandini (“Bini”), scelto dal Comando come responsabile, non voleva lasciare il proprio incarico di commissario politico e soprattutto di combattente, nonostante fosse consapevole della necessità di stampare un giornale per divulgare gli ideali e i valori della guerra di liberazione e, allo stesso tempo, per gettare le basi della futura Italia democratica. L’occasione per concretizzare questa esigenza si manifestò circa due mesi dopo, quando l’offensiva partigiana portò alla liberazione della val Trebbia dai nazifascisti. Bini si spostò a Bobbio intenzionato a creare una vera e propria sezione stampa e cultura. Si unirono a lui Giorgio Gimelli (“Gregory”), Mauro Orunesu (“Luciano”), Spartaco Franzosi (“Spartaco”), Kino Marzullo (“Kim”), Stefano Porcù (“Nino”), il partigiano Genny e i pittori Nicola Neonato (“Pollaiolo”), Renato Cenni (“Acido”) e Vittorio Magnani (“Marcello”). Gli ultimi tre si occuparono di impaginare il giornale ed illustrare la vita partigiana con i loro disegni. La tipografia aveva un’unica macchina da stampa del 1890 e i testi erano composti a mano; la carta, di vari colori, giungeva grazie ai contadini di ritorno dal mercato di Piacenza.
A Bobbio nacquero i primi tre numeri del «Partigiano», rispettivamente del 1°, del 12 e del 19 agosto 1944. In un’altra tipografia della cittadina venne alla luce, il 15 agosto 1944, il giornale partigiano «Il grido del popolo. Organo della divisione volontari Giustizia e Libertà», la cui redazione fu affidata ad Angelo Rocca (“Arcangelo”) e a Marco Roda (“Edo”). Dopo i primi due numeri, il servizio stampa di «Giustizia e Libertà» fu costretto a trasferirsi altrove e solo nel marzo 1945 rientrò a Bobbio. Neanche la redazione del «Partigiano» ebbe vita facile; dopo il rastrellamento nazifascista di agosto la tipografia di Bobbio fu abbandonata e il n. 4 del giornale rimase in bozza in unica copia. Poco dopo la redazione del «Partigiano» si spostò anch’essa nei pressi di Bettola, dove si stamparono i numeri dal 5 al 10. Dalla stessa tipografia uscì anche «Guerriglia», foglio destinato ai partigiani del piacentino. Importante nella storia del «Partigiano» fu il n. 7 del 27 settembre 1944, sottotitolato «Organo della Sesta Zona Operativa». Con tale edizione la sezione stampa fu infatti trasferita alle dipendenze del Comando Zona e Giovanni Serbandini nominato dal Comando responsabile della stampa. Sempre a Bettola, ad ottobre, Bini mise in piedi Radio Piacenza Libertà che trasmetteva alcune ore tutti i giorni. Con l’inno garibaldino in apertura, la radio diramava notizie di guerra nonché storie, canzoni partigiane e discussioni politiche.
Terminato il rastrellamento, la sezione stampa potè tornare a Bobbio e pubblicare i numeri 11 e 12 del «Partigiano»: nel dicembre 1944 la nuova offensiva dei nazifascisti costrinse ad un nuovo spostamento. Gli addetti alla stampa ripresero in mano le armi e si stabilirono sui monti della val Trebbia, vicino al paese di Scorticata. Restò comunque ferma la volontà di non sospendere la stesura del «Partigiano» e si decise di utilizzare un vecchio ciclostile, trovato in una caserma fascista, per produrre alcune copie del giornale. Si stampò anche un piccolo opuscolo che raccoglieva dieci canti della montagna. Nel marzo 1945 i partigiani riuscirono a liberare nuovamente la val Trebbia e la sezione stampa tornò definitivamente a Bobbio. Una seconda tipografia fu impiantata a Foppiano, sopra Rovegno, ove si stamparono «Noi Donne», giornale dei Gruppi di difesa della donna, e «Stampa Libera», supplemento del «Partigiano» con articoli delle testate dell’Italia meridionale. Con la Liberazione ormai vicina, l’attività della sezione fu intensificata. Gli Alleati lanciarono alcuni filmati sui paesi democratici che Bini si impegnò a diffondere tra la popolazione, proiettandoli a Fontanigorda, Bobbio e in altre località controllate dai partigiani. Organizzò anche una mostra itinerante di disegni con i particolari della vita partigiana. «Il Partigiano», appuntamento caro e atteso da combattenti e popolazione, continuò le pubblicazioni anche dopo il 25 aprile e divenne l’organo dell’Associazione nazionale dei partigiani della Liguria.

Elisa Scapolla

(Articolo tratto da “Pratiche di governo popolare in Val Trebbia” edito da Sagep per la Comunità Montana Alta Val Trebbia)

Bibliografia
Archivio ILSREC, Fondo AM, b. 6, f.1 “Comando operativo VI zona. Stampa e propaganda”.
«Il Partigiano», 15 numeri stampati in montagna dall’agosto ’44 alla liberazione, Edizioni Quaderni de «Il Novese» n.2, nuova serie, Novi Ligure 1979.
M.TOSI, “La Repubblica di Bobbio, Storia della Resistenza in val Trebbia e val d’Aveto”, Bobbio 1977.

Lascia un commento