Civiltà contadina in alta Val Trebbia e Val d’Aveto

Ho assistito agli ultimi bagliori della civiltà contadina in alta Val Trebbia/Val d’Aveto, verso la metà degli anni ’60 del secolo scorso. Una vita durissima per uomini ed animali, fiorita però di forti solidarietà, partecipazione, amicizia, religione e rispetto. Attaccamento alle tradizioni e al paese. Senso del dovere. Una civiltà integrata in cui nessuno andava mai in pensione e tutti entravano presto nel mondo del lavoro. Ho conosciuto bambine che a cinque anni, con incredibile disinvoltura, accudivano il bestiame. Pastorelli in giro per i pascoli dal primo mattino al tramonto. Non raramente alcuni portavano con sé libri scolastici e riuscivano a conciliare le impegnative responsabilità della vigilanza di greggi ed armenti con la passione per lo studio. Fanciullezze meravigliose, esemplari!
Ogni frazione della montagna andava fiera della sua bella Chiesa, molto frequentata e parroco sempre premuroso e disponibile. Numerosi i giovani e i giovanissimi, tanto che nel 1965 la scuola media di Ottone, raccogliendo alunni dal suo Comune e da quelli di Cerignale e Zerba, superava i cento iscritti, distribuiti in quattro classi. Orezzoli di qua ospitava due maestre di scuola elementare. A Orezzoli di là c’era sempre un insegnate, ivi residente. A Torrio di Val d’Aveto due maestre si occupavano delle loro pluriclassi. Addirittura, a partire dall’anno scolastico 1970/71, nella suddetta frazione fu istituito un CPE, acronimo di “Centro Preparazione Esami”: una Scuola Media in miniatura che distribuiva le varie materie d’insegnamento tra quattro docenti. Gli alunni iscritti e frequentanti superavano la decina.
Altri CPE si trovavano a Salsominore e Castagnola. I Parroci don Sandro Civardi a Castagnola (Diocesi di Piacenza) e Don Donato Casella a Torrio (Diocesi di Bobbio) si prodigavano per la migliore accoglienza ed ospitalità possibile ad insegnanti provenienti anche da lontane regioni. Quei docenti, freschi di studi, sulle prime un po’ spaesati, finirono presto per familiarizzare con tutta la popolazione. Si sentirono ben ripagati dall’impegno dei loro alunni, intelligenti e volonterosi, dalla bellezza e dalle suggestioni di prati e cieli; boschi e pascoli delle nostre montagne.
A Torrio la luce elettrica era ancora fornita dalla centralina predisposta dal benemerito parroco Don Bruno Guasco (1904/54), di certo mandato dalla Provvidenza per sostenere i suoi fedeli con infinite iniziative e testimonianze di religione ed umanità. Ad Ottone le maggiori frazioni contavano, almeno un insegnate elementare: Gramizzola. Campi, Ottone Soprano, Fabbrica, Traschio, Barchi, Bogli, Artana, ecc. La Direzione Didattica aveva sede in Ottone, per l’alta val Trebbia piacentina; a Torriglia per quella genovese.
I Direttori visitavano spesso i vari plessi e non raramente arrivavano gli Ispettori. In alcune frazioni servite solo da mulattiere, quelle autorità, ovviamente, arrivavano a piedi o a cavallo. La visita lasciava duratura memoria dell’evento.
L’agricoltura non era ancora meccanizzata o aveva appena iniziato ad esserlo: i buoi aggiogati fornivano il motore ad aratro, erpice e slitte varie, ma non sempre, non a tutti. La vanga, la zappa, il rastrello in diverse fasce rimanevano l’unico mezzo per dissodare la dura terra e predisporla alle seminagioni.
Oltre ai lavori agricoli di semina e raccolta; allevamento del bestiame; latte e latticini… la civiltà rurale traeva qualche (indispensabile) contributo da attività complementari, quali la ricerca dei funghi, con relativa essicazione e vendita a commercianti della città o in occasione di fiere e mercati. Uova e pollame di cui si occupavano ambulanti in marcia con l’inseparabile asinello. Raccolta di lumache; di miele selvatico o proveniente da (rari) favi domestici; frutti silvestri. Un capitolo a parte dovrebbe essere dedicato alle castagne che vedevano tutta la famiglia sparsa nei boschi, privati o frazionali, e la successiva complicata lavorazione. Un altro alla produzione del carbone di legna; alla ricerca delle bacche di ginepro; di erbe medicinali ed aromatiche. di frutta secca per alimento e produzione di olio… Spaccati grandiosi di quotidianità rurale. Ne riparleremo in appositi articoli. trattandoli diffusamente. come meritano.

Attilio Carboni

(Articolo tratto dal N° 4 del 02/02/2017 del Settimanale “La Trebbia”)

Lascia un commento