C’erano una volta due famiglie, i Ferretti e i Benazzi, che con l’ arte della produzione di latte e formaggio hanno fatto grande per secoli un paese. Siamo a Fontanigorda, alta Val Trebbia, molti tornanti «uccidistomaco» al di là di Torriglia («Procedere con prudenza / bandire ogni impazienza» scrisse Giorgio Caproni nella sua famosa composizione «Statale 45»). Di quei contadini che lavoravano insieme, scambiandosi la materia prima e i segreti caseari, le tracce storiche sono antecedenti al Cinquecento ma la qualità del formaggio stagionato, del «butiru» (il burro) e del «sarazzu» (la ricotta) era rinomata fra Genova e Piacenza e, naturalmente, nel cuore di questo pezzo di Appennino a cavallo tra Genova e Piacenza. Un tesoro gastronomico e culturale che si è tramandato fino ai giorni nostri e di cui, legittimamente, la gente di Fontanigorda va fiera.
Ma Fontanigorda può anche vantare una curiosa caratteristica architettonica: tredici fontanelle, tutte decorate con statue della Addolorata. La Madonna, d’ altra parte, è, insieme con sant’ Andrea, la patrona del paese, e anche l’ omaggio scultoreo (alcune fontanelle sono state realizzate in ghisa) abbina la forma d’ arte alla devozione.
E per chi ama Caproni c’ è un’ ulteriore bella opportunità: immergersi nel Bosco delle Fate (pregevole posto da castagne, tra l’ altro) e percorrere il sentiero costellato da lastre d’ardesia con incisi i versi del grande poeta.
Francesco La Spina
(Articolo tratto da La Repubblica del 28/11/2008)
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