Sul portone del cinema Le Grazie di Bobbio, unico sopravvissuto in tutta la montagna, è stato affisso un foglio con poche righe: si cerca un nuovo gestore. A segnalarlo è stato il lettore Emanuele Maffi, ieri nelle lettere pubblicate da Libertà: «Ma non vuol dire che chiudiamo da un giorno all’altro…», rassicura Cosetta D’Isola, che dal 2010 mette cura e cuore con il marito Stefano Bernardi in questo tempio di cultura fatto anche di ostacoli, imprevisti, peripezie, colpi di scena. E magia. «Per imparare il mestiere dai precedenti gestori, Ennio e Carlo Giafusti, ci è servito un annetto. Per questo abbiamo diffuso già ora l’appello a farsi avanti. Perché non ci si improvvisa cineproiezionisti. Se qualcuno è interessato, abbiamo il tempo giusto per trasmettergli quel che abbiamo imparato», precisa Cosetta.
Contro crisi e streaming, il 31 dicembre 2026 il cinema d’essai di Bobbio taglierà l’incredibile traguardo dei 115 anni. E Bernardi, invece, ne compirà settanta: «Per questo ci sembra giusto iniziare a dire che faremo un passo indietro. Bisogna avere fisiologica consapevolezza del tempo», precisa Cosetta, che è ottimista sul futuro del cinema. «Questo è un gioiello, come un cinema di città. Per tanti è una tradizione irrinunciabile. E non è un peso, sia chiaro. Certo, è un impegno, come ogni mestiere, ma la pratica rende tutto più semplice».
Nel vicolo, in origine c’era la chiesa dell’ospedale, fino al 1970, quando il cinema, che era prima in Santa Chiara, traslocò qui. «La proprietà è della diocesi, che ci ha sempre trattati con affetto. Abbiamo cercato di garantire un servizio continuativo, soprattutto per chi vive in valle tutto l’anno, così come ci sono il fruttivendolo, il panettiere, l’ospedale. Il borgo non è “finto”, è fatto di persone in carne e ossa, cui servono strade, ospedali, negozi. E luoghi di cultura, di divertimento, di riflessione».
A Stefano è capitato anche di ricevere la telefonata del regista Pupi Avati. «Ci sono registi attenti ai cinema come il nostro, siamo conosciuti, inseriti nei circuiti Agis, Fice. La gioia più grande? Un papà è venuto qui con il suo bimbo per vedere “Moon il panda”, l’altro giorno, e gli ha detto “Ecco questo è un cinema vero”. Per il piccolo era la prima volta».
Stefano, prima delle proiezioni, al mattino fa il volontario all’Emporio solidale di Piacenza; Cosetta si impegna con lui nel Gruppo animalista piacentino. «Quando troveremo un nuovo gestore spero di poter dedicare tempo agli altri», precisa lei, prima di correre a sistemare tutto, ieri, per la prima nazionale delle 18.30, “Una figlia”.
Anche il cinema è come un figlio? «No, nulla è una nostra creatura. Altri troveranno il loro stile, il loro modo di portarlo avanti».
Elisa Malacalza
https://www.liberta.it/(29/04/2025)
Il cinema di Bobbio chiuderà, qualcuno lo rilevi
Lettera al direttore
Egregio direttore,
C’è una piccola notizia che ho avuto modo di apprendere entrando al Cinema Le Grazie di Bobbio, quello di Stefano e Cosetta, un luogo a suo modo “sacro” per i villeggianti e per gli abitanti del borgo. Il Cinema chiuderà i battenti il 31 dicembre 2026, al compimento del 70eslmo anno del gestore.
Con questa breve lettera spero di dare un briciolo di visibilità affinché qualcuno si mostri interessato a rilevare l’attivita; che già in passato aveva subito uno stop causa costi di gestione elevati (con conseguente raccolta fondi). Il Cinema a Bobbio non può mancare, a mio avviso, per vari motivi: oltre a essere il paese natale di Marco Bellocchio, pluripremiato regista, è il luogo del Bobbio Film Festival, che raccoglie appassionati da molte zone d’Italia. Un luogo speciale, Bobbio, per il cinema italiano, un borgo magnifico che senza un “suo” cinema perderebbe valore
Emanuele Maffi
Piacenza
La redazione risponde
Caro Emanuele, mi associo anch’io al suo appello. Il cinema, inteso come sala cinematografìca, è magìa, condivisione, cultura, riflessione. Fa volare la fantasia e il pensiero. Per questo la prospettìva di una possibile chiusura definitiva preoccupa. Tante sale di provincia hanno purtroppo chiuso nel corso degli anni, riciclandosi nei modi più disparati o restando in alcuni casi dei vuoti fantasmi a ricordare il tempo che fu. Che questo destino possa toccare a “Le Grazie” rappresenterebbe anche un ulteriore segnale di impoverimento della nostra montagna, che poteva esibire come una medaglia questo piccolo gioiello. E sarebbe un po’ paradossale che un cinema chiuda a Bobbio che è borgo del cinema a livello nazionale, grazie al Festival targato Bellocchio col supporto delle istituzioni. Certo, non mi nascondo che per i cinema in generale non sia un momento facile, che ormai la produzione sia più orientata sulle serie tv che sui film, che la visione sia più facilmente fruibile dagli schermi di una tv o di un computer. Insomma, gli aspetti economici non sono secondari. Di questi però io non vi posso parlare. Vi posso raccontare solo di tante emozioni vissute in quelle sale, di cui ho imparato a riconoscere anche il profumo particolare.
Stefano Carini
(Articolo tratto dal quotidiano “Libertà”)
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