Pubblicato il volume “La val d’Aveto nelle immagini di Cesare Ferrari”

Un attento osservatore, un cultore di storia della val Fontanabuona, la sua terra che ama da sempre. Renato Lagomarsino è un’autentica icona che ha da sempre avuto uno stretto legame con la storia (Cristoforo Colombo in primis), la cultura, le manifestazioni e lo sport del territorio.
Dal Lascito Cuneo di Calvari, attiva frazione di San Colombano Certenoli sono uscite tante edizioni dei “Quaderni” che ha curato con grande professionalità, con la collaborazione di Pier Felice Torre, autentico specialista delle ricerche genealogiche.
Lagomarsino è stato lo scopritore del “Diario” di Andrea Gagliardo che l’insegnante e ricercatrice Claudia Vaccarezza ha ricostruito in un libro di grande interesse storico e culturale. Ma non ha mai dimenticato tra i suoi interessi la vicina val d’Aveto. Ricordiamo il “Quaderno” dedicato ai fratelli Cuneo, i tre artisti americani figli di emigranti di Isoletta, il borgo che si trova tra Parazzuolo e Ventarola, alle pendici del Monte Ramaceto, nel territorio del Comune di Rezzoaglio.
L’ultima iniziativa in ordine di tempo di Renato Lagomarsino risale alla fine dell’estate e per motivi diversi non ha avuto le programmate presentazioni, se si eccettua quella in occasione dell’Expo di Calvari. Si tratta del volume fotografico di 90 pagine dal titolo “La val d’Aveto nelle immagini di Cesare Ferrari”. Tutte le foto sono in bianco e nero e risalgono agli anni Cinquanta e Sessanta. “Con la pubblicazione, che intende dare concretezza al generoso omaggio di Ferrari alla val d’Aveto – scrive Lagomarsino nella prefazione – il Centro culturale del Lascito Cuneo si rende interprete del desiderio delle figlie Elsa, Maia e Maria Teresa di farne rivivere la figura attraverso il risultato della sua appassionata ricerca sul territorio”.
Il libro è stato realizzato grazie alla scansione delle immagini a cura di Davide V. Solari per i tipi della De Ferrari editore di Genova. Cesare Ferrari, pavese di nascita, insegnò storia e filosofia nei licei e diritto all’Istituto per geometri di Chiavari. Con la sua macchina fotografica “andò alla ricerca di un entroterra del Tigullio ancora inesplorato con architetture rustiche, i grandi paesaggi, esaltando la civiltà della nostra gente” Cosi scrisse a suo tempo don Antonio Cogorno, suo amico.
Il libro si apre con una visione primaverile di un Monte Aiona con tracce di neve, poi i prati di Fiorezza (Santo Stefano d’Aveto) in autunno. Non Manca il Monte Penna, i boschi di Casoni di Amborzasco, Gavadi, i faggi in inverno, il rio Ventarola.
Ecco infine le splendide foto dei “barchi”, le costruzioni in legno e paglia per raccogliere il fieno (Parazzuolo, Cabanne, Brignole, Torrini), le costruzioni rustiche e la tipica figura di un mulattiere. Immagini che vanno dritte al cuore di chi ama l’Aveto.

Fabio Guidoni

(Articolo tratto dal N° 1 del 13/01/2022 del settimanale “La Trebbia”)

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