Castello di Lisignano

Dove si trova

Lisignano è posto nei pressi del torrente Luretta, dopo Gazzola, risalendo la strada per Agazzano; veniva citato anticamente come Licinianus.

Il castello

Il castello, molto suggestivo per l’ampio fossato ancora invaso dalle acque provenienti dal vicino torrente Luretta, è a schema rettangolare, con 4 torri rotonde agli angoli. Vi si accede attraverso un ponte levatorio dotato di bolzoni in legno e catene.
I fronti che collegano le torri, orientate verso i punti cardinali, sono simili in lunghezza, ma diversi negli alzati: il prospetto a nord-est e quello a nord-ovest, al centro del quale è collocato il ponte levatoio, sono alti quanto le torri angolari; quello a sud-est é più basso e quello a sud-ovest si sviluppa su due livelli.
L’interno è stato trasformato in epoca settecentesca: sul alto nord-est del cortile si sviluppa un duplice portico in stile barocco mentre un ampio scalone porta al piano superiore. Su altri lati si notano tracce di affreschi riproducenti il motivo prospettico del loggiato stesso e trofei militari attribuiti a Ferdinando Bibiena. Di fronte all’ingresso, tra il corpo di fabbrica e la cortina a sud, è collocato un ninfeo con la statua di Ercole vincitore sul leone Nemeo. Le stanze, ampie e luminose, hanno soffitti a vela e a lunettoni. Nel sotterraneo di un torrione si trova un locale, un tempo adibito a prigione, in cui i condannati venivano calati mediante una botola aperta nel soffitto ed è voce corrente che esista pure una galleria sotterranea che porterebbe al castello di Agazzano passando sotto il Luretta.

Cenni storici

Il castello doveva esistere da tempo ma se ne parla solo nel 1203 e poi nel 1244 quando vi soggiornò il marchese di Hohenburg, il vicario dell’imperatore Federico II, che aveva percorso con scopi intimidatori le valli del Tidone e del Luretta.
Il castello di Lisignano, voluto dagli Arcelli, appartenne in seguito ai condottieri Jacopo e Nicolò Piccinino, poi di nuovo agli Arcelli e all’Ospedale Grande di Piacenza. Nel 1634 fu acquistato da Giuseppe Rizzalotti, dal quale passò alla vedova Ortensia Leoni e da questa ai nipoti Melchiorre e don Francesco Leoni, di origini catalane, che acquisirono il titolo di conti nel 1680. Infine passò ai Nasalli Rocca per essere infine acquistato dall’ing. Maestri i cui figli ne conservano ancora oggi la proprietà.

Informazioni turistiche

Attualmente di proprietà privata non accessibile al pubblico.

Fonti

www.emiliaromagna/beniculturali.itwww.comune.gazzola.pc.itwww.vacanzeitinerari.it
Foto di Andrea Solari (www.preboggion.it) – www.emiliaromagna/beniculturali.it

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