100 tra castelli, rocche e torri in Oltrepò Pavese, lo sapevate?

Fantastico! L’Oltrepò Pavese possiede un patrimonio di circa un centinaio fra castelli, rocche e torri. In occasione di queste belle giornate ho deciso di organizzare un percorso di visita con amici che ci permetta di vederne solo una parte, dal momento che molti sono ridotti a ruderi e di altri invece sono state sfruttate le mura in passato per costruire altre abitazioni.
Il luogo di partenza sarà Voghera per ovvi motivi, ma già da subito mi rendo conto che il castello apre solo in occasioni di eventi culturali o di spettacolo.
Fra Voghera, Montebello della Battaglia, Borgo Priolo, Pietra De Giorgi, Montecalvo Versiggia, Cigognola, Montù, Mornico Losana, Porana, Redavalle, Rivanazzano, Nazzano, Rocca Susella, Santa Maria della Versa, Ruino, Santa Giuletta, San Damiano al Colle, Godiasco, Montesegale, Valverde, Val di Nizza, Bagnaria, Oramala, Varzi, Zavattarello e Brallo di Pregola (solo per citarne i principali) mi ritrovo con due visite certe: Oramala e Zavattarello anche all’interno, Montesegale solo all’esterno. Gli altri monumenti o sono chiusi o sono di proprietà privata e comunque visitabili solo su prenotazione (prenotazioni quasi impossibili). Diciamo che l’entusiasmo comincia a scemare già dopo il primo step di ricerche. Non un sito unico che raccolga una mappa generale con i numeri di telefono, ma tanti siti, con tanti orari diversi e numeri spesso non disponibili. L’impresa diventa sempre più ardua e dopo un’ora mi ritrovo al pc e al telefono a cercare di riempire il Sabato con almeno un castello nel basso Oltrepò. Impossibile. Poco male. La gireremo sul cibo e la natura Sabato e visiteremo Oramala e Zavattarello di Domenica. Il resto del tempo sarà contornato da panorami e scorci che vedremo dai finestrini delle nostre auto. A Settembre, si legge in certi siti, in occasione della festa del patrimonio, apriranno tutti i castelli. Beh, vediamo di spostare la gita in un altro fine settimana e di organizzarci per il mese in arrivo.
Il buio. Non trovo menzione in nessun sito. Lascio perdere. Rimane buona l’opzione precedente.
Non mi dilungherò nelle descrizioni dei due castelli visitabili e ben organizzati, ovvero Oramala e Zavattarello, ma piuttosto cercherò di capire come sia possibile poter donare a tutti la visibilità della cultura del nostro patrimonio anche su strutture private o in stato di abbandono. La mentalità, la mancanza di fondi, la burocrazia. Siamo sempre alle solite. Non è detto che debba essere obbligatorio o scontato che una persona proprietaria di un castello medioevale debba aprire per forza le porte di casa a chiunque. Ci mancherebbe. Ci sono associazioni però che spesso si occupano proprio di questo per poter limitare il contesto di visita ad alcune sale e intanto raccontare qualche storia. Basti pensare ad Oramala in cui “Spinofiorito”, un’associazione senza finalità di lucro, porta avanti lo studio e la diffusione del patrimonio storico e culturale dell’Oltrepò pavese collinare e montano, in particolare del territorio dominato dai Malaspina.
Perché alla fine, a parte gli appassionati di arte ed architettura, la maggior parte delle persone che visitano un castello sono attratte dal racconto magico di quest’ultimo, dalle storie antiche ed oscure, come quella, ad esempio, della Regina d’Inghilterra, Carolina di Brunswick, che veniva nel castello di Montù dei Gabbi, presso Canneto Pavese, per incontrare il suo amante e dare sfogo alle sue passioni. Così come la leggenda del fantasma di Pietro dal Verme, nel castello di Zavattarello: numerose sono le testimonianze di avvenimenti inspiegabili accaduti nelle sale del castello di Zavattarello: sedie spostate, strani rumori, porte aperte misteriosamente, spartiti scomparsi durante i concerti, voci maschili senza volto.
Stiamo parlando di possedimenti di antiche famiglie molto importanti come i Dal Verme, i Malaspina, i Beccaria, i Visconti tutti legati da un nome: Federico I, detto Il Barbarossa. La storia ci porta anche alla seconda guerra mondiale che ha visto le truppe tedesche impossessarsi di alcuni castelli per trasformarli nei loro centri operativi: l’Oltrepò pavese ha visto dure battaglie e strenue difese da parte di partigiani ed abitanti che hanno dato spesso la loro vita per difendere queste terre. La famiglia Moratti, ultimi signori del Castello di Cigognola, pur chiudendosi in un riserbo assoluto, permettono la celebrazione di una messa e una cerimonia presso il famigerato pozzo in cui i fascisti gettarono i partigiani durante il periodo della Resistenza. La lettura del libro di Carlo Lavezzari, famoso imprenditore e Senatore della Repubblica, spiega dettagliatamente come era la vita in quegli anni nelle terre dei castelli e delle rocche, delle umili famiglie contadine sterminate senza avere colpe, delle atrocità dei “partigiani” del Terzo Fronte. Il patrimonio architettonico in quegli anni è andato in gran parte distrutto. Intorno ad una sala con un camino e una porticina, intorno ad un cunicolo, si possono ricamare storie reali di una vita lontana, segreta, di damigelle innamorate o di uomini in fuga da torture. Così fanno regioni a noi vicine: il Trentino Alto Adige ad esempio o la valle d’Aosta. Per carità: non si ha la pretesa di paragonare queste regioni alla nostra piccola terra, ma ogni paese, seppur piccolo, avrebbe il proprio castello o il proprio palazzo signorile da visitare: essere dentro ad un parco e toccare con mano mura antiche, non è come vedere da dietro una cancellata. Le Associazione nascono spesso proprio per questo motivo: per la volontà di alcuni appassionati di storia medioevale con progetti di ricerca sul territorio e studi su strutture castellane cosiddette “minori”. Molti progetti in Trentino Alto Adige fanno riferimento ad alcune aree geografiche, entro le quali vengono individuate attrazioni storiche architettoniche: in alcuni di questi vengono proposti spettacoli, concerti ed eventi con visite guidate, il tutto grazie alla collaborazione fra Associazioni varie ed Istituzioni Statali (la Provincia). Questi tipi di progetti si sviluppano spesso in una proposta appetibile da tutti, anche grazie alla possibilità di abbinare le visite ai castelli e ai monumenti alle tante altre attrattive del territorio: un concerto, uno spettacolo teatrale, un trekking, una gita in mountain bike, un bagno termale, la scoperta di parti del territorio meno conosciute e le tradizioni culinarie. Anche le strutture private costituiscono un patrimonio prezioso per l’intera comunità e una loro più ampia fruizione da parte del pubblico rappresenta un traguardo che sarebbe bello proseguire più diffusamente.
Loro riescono, tutti insieme. Noi ci inceppiamo sempre.

 di Rachele Sogno

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