La transumanza è patrimonio dell’Unesco

Riprendiamo parzialmente un articolo di Emanuele Galba apparso su Bancaflash settembre 2020.

La transumanza è diventata patrimonio dell’Unesco, su richiesta di Italia, Grecia e Austria, nazioni dove ancora sopravvive questa antichissima pratica rurale.
Una tradizione che ritroviamo in Valdaveto. Si tratta – come ci spiega Giancarlo Peroni, cofondatore del Consorzio rurale di Torrio nonché del circolo Acli “La Scuola” e vero motore di tutte le attività che mantengono vivo il piccolo centro in comune di Ferriere – del trasferimento del bestiame bovino dell’azienda agricola Monteverde dai pascoli del monte Crociglia a Santo Stefano d’Aveto, in provincia di Genova, passando per Torrio, dove le mucche e i cavalli al seguito si rifocillano con l’erba fresca dei prati, mentre i partecipanti (centinaia di persone, con tanti bambini) le aspettano condividendo focaccia, salame, formaggio, vino bianco e yogurt. È un’occasione unica per riscoprire il territorio viaggiando attraverso lo stesso in maniera lenta, tra i boschi già colorati d’autunno. Giunti a Santo Stefano il rito si conclude con una grande festa agreste che prevede l’esibizione della banda musicale, di figuranti in costume e il pranzo del contadino. Lo scorso anno è stata coinvolta anche l’Università di Genova, che con studenti e docenti ha seguito il percorso riprendendo il tutto dall’alto grazie ai droni. A Torrio, durante il momento conviviale di ritrovo, i soci del circolo Acli illustrano l’origine della transumanza, un termine che deriva dal verbo “transumare”, che significa attraversare, transitare sul suolo. Per molti studiosi il più antico cammino della transumanza è quello che si trova in Val Senales, le cui origini risalirebbero addirittura al periodo preistorico. Per secoli le regioni dell’Appennino centro–meridionale e le zone di pianura di Puglia, Campania e Maremma sono state tra le più attive per quanto riguarda la pastorizia transumante. Altre testimonianze di transumanza piacentina ce le racconta Massimo Castelli, sindaco di Cerignale. «Qui in alta Valtrebbia – spiega – nei mesi estivi dai centri abitati le bestie vengono portate in quota per il pascolo. Poi c’è anche una transumanza che riguarda le greggi di pecore che prima dell’inverno scendono dai monti parmensi e reggiani e arrivano nel Piacentino, in terreni vicino al Po, dove l’aria è meno rigida. Tante volte mi è capitato di vedere greggi transitare alla Besurica».
Succede anche di vedere, in primavera, la Caorsana invasa dalle pecore dirette in collina a trascorrere i caldi mesi estivi. E – chi ha i capelli bianchi – certamente ricorderà la scena di piazzale Marconi brulicante di pecore sia in primavera che in autunno.

(Articolo tratto dal  N° 31 del 01/10/2020 del settimanale “La Trebbia”)
(Fotografia di Giacomo Turco)

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