Cariseto, celebre per l’antico castello sul colle rivela meraviglie all’interno dell’Oratorio

L’oratorio di Sant’Anna a Cariseto si affaccia sulla strada provinciale. Quel punto, talvolta, diventa sagrato, straordinario, unico. Anche gli automobilisti in transito, spesso, fermano nei pressi i loro veicoli. Scendono. Sorpresi ed ammirati dalla fede della gente e dalla tradizione meravigliosa a cui assistono. Il castello, alto sul colle, osserva vigile. Possente richiama. Austero ammonisce. La facciata dell’Oratorio si presenta con un eccellente disegno. Il timpano, spezzato dal campanile a vela, esalta posizione eccentrica e singolare. La torretta si eleva leggiadra sul colmo del tetto della sua chiesa, ma sovrasta senza opprimere. Rispettosa posizione funzionale, modula vertici in armonica relazione. Cornice aggettante, lesene snelle diffondono soavità e grazia, mediante ordine e rigore intrinseco di nobili linguaggi architettonici. L’insieme genera delicati equilibri e consensi; emana rasserenanti effetti e suggestioni. Il parroco, l’indimenticabile don Stefano Varinotti (1921/1982), cultura ben fondata su lettere classiche e poetici linguaggi, di suo pugno scrisse sulla superficie del timpano, fattosi cartiglio, la seguente dicitura: “A Sant’Anna / I padri dedicarono, sec XI / I figli salvati dal colera ampliarono, 1612 / I nipoti restaurarono, 1966” . La data (XI secolo), più che a riferimento di assoluta cronologia, rinvia, giustamente, ai sensi di “antichissima fondazione”. A Cariseto e circondario il segno della croce fu insegnato dai sacerdoti di Tortona, fin dai primi secoli del cristianesimo. Furono presenti più tardi i monaci di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia (VIII sec.). I monaci di San Paolo di Mezzano Scotti, seguiti da quelli di Bobbio. Nei primi secoli del Basso Medioevo (sec. XIV), i territori dell’Alta Val Trebbia Ligure – Piacentina e della Val d’Aveto tornarono integralmente alla Diocesi di Tortona, con l’esclusione di Ottone Soprano e Fabbrica, dipendenti da Bobbio; monastero prima, Vescovato poi. La facciata della chiesetta di Sant’Anna è molto graziosa, ma nessuno potrebbe immaginare le meraviglie che riserva l’interno. Un edificio/forziere, dunque, di arte e di fede. Una magnifica conchiglia che apre al visitatore valve gentili e offre alla fruizione dei fedeli stupenda perla preziosissima: integro altare Settecentesco. Il manufatto è commovente; ispirato richiamo all’arte ligure migliore. L’altare celebra ed esalta nei suoi ripiani, nella mensa, nei putti laterali… soluzioni e sviluppi barocchi, interessantissimi. Lo Spirito Santo, sotto forma di Colomba, si affaccia e spicca mistico volo dalle porte del tabernacolo. Continuerà ad irradiare i suoi sette doni. L’abside espone in apposita nicchia bellissimo gruppo ligneo raffigurante Sant’Anna e Maria bambina. Da semplice e approssimata ricognizione emerge con chiarezza il suo secolo: la prima metà del Settecento. Appare, purtroppo, evidente che le statue sono state più volte ridipinte nei secoli seguenti da mani diverse e improprie. Una grave pellicola cela, pertanto, coerenti incarnati e sinuosità di paramenti e vesti secondo stile barocco di alto pregio. Bisognerebbe restituire le sculture al loro splendore. L’ordine toccante e lo splendore coinvolgente, interno ed esterno, sono opera preziosa del volontariato; buon gusto e fede della gente del luogo, tra cui il Signor Bollati Delio, già milanese di nascita e residenza, ora di Cariseto per adozione. Cariseto, quale borgo, merita un apposito viaggio, alla ricerca di emozioni di natura spontanea e vivace; di selve oscure e forti; verdissimi prati, orti e giardini; pascoli ondulati e vasti. Il suo magnifico castello, spazia maestoso e solenne sulle valli di Aveto/Trebbia, tra meraviglia e incanto… La chiesuola, di visite, ne merita due o anche più, molte di più, alla ricerca di intimità religiose; di arte, di storia, di sacro.

Attilio Carboni

(Articolo tratto dal N° 33 del 10/10/2019 del settimanale “La Trebbia”)

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