Surus: una leggendaria storia di lealtà ed amicizia

“Era il 218 a.C quando 37 elefanti partirono con l’esercito di Annibale; cosi narra la leggenda.
Il condottiero cartaginese scendendo in direzione di Firenze per battersi con i romani, attraversò le Alpi, gli Appennini, arrivando nella valle del Trebbia. A causa delle sorti della guerra un solo elefante sopravvisse agli scontri e nonostante gli stenti non abbandonò mai Annibale restando al suo fianco fino alla fine. Il suo nome era Surus.
Vagarono per giorni, settimane, senza mai fermarsi. Passarono attraverso boschi e colline, sino a percorrere per la seconda volta la Val Trebbia. Alla confluenza con il fiume Aveto una notte si fermarono a riposare. Gli occhi dell’ elefante però parlavano: sapeva che un’altra aurora non sarebbe arrivata.

Surus non si svegliò più.
Sono passati 2230 anni e il gigante è ancora li, addormentato come quella notte. Si dice che la montagna abbia voluto rendere omaggio a quel fedele amico e che abbia immortalato nella pietra la sua figura quale simbolo di amicizia e lealtà.
Ma a pensarci non è diverso per noi cavalieri: ognuno di noi potrà cambiare mille destrieri ma ci sarà sempre un “Surus” che ci parlerà con lo sguardo, con cui divideremo gioie e paure e che resterà al nostro fianco. “.
(Elisa Dallavalle)

E’ con queste parole che Elisa ha deciso di parlare del suo progetto con noi cavalieri convincendoci, nel pieno del rigido inverno che ci ha accompagnato finora, ad iniziare la stagione equestre 2012 con questo trekking davvero speciale.
Non è né un lungo viaggio, né è particolarmente fuori dal convenzionale visto che il percorso si snoda tra Bobbio e Marsaglia passando per la “Rovere Grossa” di Pieve di Montarsolo (all’andata) e per la chiesa di Brugnello (al ritorno), però racchiude nella storia e nella leggenda a cui si ispira i valori fondanti del rapporto che lega il cavaliere alla sua cavalcatura: AMICIZIA, FIDUCIA e LEALTÀ’ dell’uno verso l’altro.
Io non credo di poter rendere meglio l’idea con altre parole se non con quelle che già ha scritto Elisa. Tra l’altro questo trekking per lei è stato il “battesimo del fuoco” in quanto è stata la sua prima promotrice ed organizzatrice. Inoltre considerando che sono giunti a Bobbio oltre ventidue binomi per parteciparvi, dalla Lombardia, dalla Liguria e da numerose Province limitrofe alla nostra, a me non resta, quale Presidente dei Cavalieri delle Terre di San Colombano, che fare a questa ragazza (per non dire piccola grande amazzone) non ancora ventenne, i miei più sentiti complimenti per lo splendido successo che è stata in grado di creare con la sola forza della sua passione per il cavallo e per il nostro Appennino.
Non me ne vogliano tutti gli altri partecipanti se non li ricordo uno ad uno come sono solito fare, ma credo che sia doveroso sottolineare che così come Annibale ha avuto il suo Surus 2230 anni fa, Elisa ha trovato la sua Petra, simpatica cavalla grigia, che ha il più grande merito che un compagno di viaggio e di vita quale è un cavallo possa” avere: le fa lasciare i brutti pensieri alle spalle, sulla strada che ha percorso, facendola così tornare a sorridere di fronte al futuro che troverà sul sentiero che l’aspetta.
Con la sua cavalla, insomma, Elisa ha saputo intraprendere la strada giusta da percorrere ritrovando così, ogni volta che la monta, il sorriso e la spensieratezza che, in una vita complicata come è quella dei giovani d’oggi, spesso (e mi ci metto dentro pure io) dimentichiamo.
Per concludere un grazie doveroso va alla Croce Rossa di Marsaglia (prontamente intervenuta per un infortunio che ha coinvolto una nostra amazzone), agli amici dell’Ass. “Natura a Cavallo” (che conta oltre 5.000 soci in tutta Italia) che ci hanno chiesto di fargli scoprire il nostro territorio, nonché a tutti i cavalieri ed amazzoni che sono stati nostri compagni d’avventura e che sempre di più ci stanno facendo diventare davvero “CAVALIERI DELLE TERRE DI SAN COLOMBANO” giungendo nella nostra Val Trebbia da ogni parte d’Italia.

Manuel Martini

(Articolo tratto dal N° 18 del 10/05/2012 del settimanale “La Trebbia”)

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