Misteriose pietre in Valtrebbia nel nuovo libro di Chiapparoli

Grande interesse per il nuovo libro che l’appassionato ricercatore Luigi Chiapparoli ha dedicato ai misteri della Valtrebbia. Fra il colle Logo e la strada delle Grataie, a Montarsolo, un solo chilometro quadrato di terreno si è rivelato una miniera di “arte misteriosa”. Le scoperte di Chiapparoli, infatti, hanno probabilmente individuato un luogo di culto preistorico. Tutte le pietre, dalle più grandi alle più piccole, sono state fotografate e classificate dall’autore all’interno di “Arte misteriosa in Alta Valtrebbia”. Il volume, fresco di stampa, sarà reperibile presso la libreria Romagnosi e negli esercizi di Bobbio.
Come racconta Chiapparoli, «sono circa 30 anni che queste mie ricerche vanno avanti. All’inizio ho trovato alcuni pezzi di metallo e poi mi sono accorto di queste pietre che somigliavano a dei volti, ma non solo. Tutti i ritrovamenti fanno capo a Montarsolo. Nel resto della Valle ho rinvenuto solo altri due esempi, due piccole pietruzze su un colle». Nel libro l’autore suddivide i propri ritrovamenti in tre categorie: doni votivi, oggetti rituali e figure sciamaniche. Se per le pietre più piccole, ad un occhio inesperto, può essere difficile leggervi il profilo di un uomo, ve ne sono altre (come quella in copertina) che non lasciano spazio ai dubbi. L’interesse per il lavoro di Chiapparoli ha richiamato l’attenzione di un paletnologo, di alcuni archeologi e anche di vari turisti stranieri portati sul luogo direttamente da Chiapparoli.
Il volume d’altronde include una traduzione in lingua inglese per allargare la cerchia dei potenziali lettori. Questo libro fa seguito a “Misteriose tracce in Alta Valtrebbia” la prima pubblicazione delle scoperte di Chiapparoli. Le pietre lavorate, in questo caso, raccontano lo svolgersi della vita quotidiana delle popolazioni che un tempo abitavano quella zona della Valtrebbia, per secoli crocevia di scambi commerciali e di culture.

Nicoletta Novara

(Articolo tratto dal N° 38 del 03/11/11 del settimanale “La Trebbia”)

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