Pizzonero, pifferai e suonatori di fisarmoniche spuntano dal bosco diffondendo melodie antiche

Perduta nei boschi dell’Alta Valboreca, alle pendici del monte Alfeo, vi è una minuscola frazione del comune di Ottone che si chiama Pizzonero. Qui ogni anno, il 20 agosto, si festeggia San Bernardo, patrono delle genti di montagna.
La chiesetta della frazione – una delle più antiche, se non la più antica, dell’intera valle – è dedicata proprio a San Bernardo. Nelle sue vicinanze si tiene da secoli la sagra di paese.
Una festa speciale perché è accompagnata dalla musica tradizionale – con piffero e fisarmonica- la cui lontana origine è proprio tra quei monti dietro il Lesima al confine delle quattro province, ma soprattutto perché i suonatori, che quest’anno ha visto alternarsi tre pifferai, tre fisarmonicisti e un suonatore di musa francese arrivano a piedi all’abitato attraversando i boschi lungo la vecchia mulattiera che sale da Belnome, accompagnati dalle decine di partecipanti suonando lungo il cammino. Il tragitto diventa così davvero molto suggestivo perchè il bosco risuona di motivi di canto e del sottofondo continuo della cornamusa.
All’appressarsi al paese si è fatto invece un assoluto silenzio, fino alla curva dalla quale sono infine apparse le case. A quel punto i suonatori hanno improvvisato una suonata a sorpresa dal folto del bosco e i compaesani hanno risposto con grida di saluto alle quali a loro volta ha replicato il corteo dei suonatori e di tutti gli altri lungo il sentiero fino alla fontana del paese.
Quindi la gente ha raggiunto la chiesetta, aperta per l’occorrenza, e si è fermata a riposare e a trascorrere il tempo sul bel prato antistante. Poi una cena semplice ma molto accogliente, seduti sugli usci della case, sui gradini, sulle panche preparate dai paesani – molto ospitali – e finalmente il ballo e il canto in un’antica “balera” ormai centenaria, costruita con muretti di sasso e con al centro un grande ippocastano. Per il ritorno ci si è rituffati nuovamente nel buio del bosco, alla luce delle torce e tra una chiacchiera e uno stornello dei musicanti, si è ritornati a Belnome, dove tutti si sono salutati dandosi l’arrivederci all’anno prossimo.

n. p.

(Articolo tratto dal N° 29 del 03/09/09 del settimanale “La Trebbia”)

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