L’attraversamento del Trebbia a Loco

Allo scopo di conoscere le due giogaje, che dividono l’una Trebbia da Aveto, l’altra Aveto da Taro, io lasciavo Torriglia (m. 764 sul mare) la mattina d’un lunedì al sorgere del sole, ed invece di seguire la monotona strada carrozzabile, che dalla Valle Scrivia, attraverso una galleria posta a 854 metri sul mare, passa in Valle Trebbia e scende poi lungo il letto di questo fiume, salii sulla costiera, che separa la Trebbia dal Brugneto suo tributario, donde calai a ritrovare la strada al villaggio di Montebruno (m. 657 sul mare) e seguitai per essa fino a Loco, primo villaggio che si incontra, dopo essere entrati nella provincia di Pavia.
Là e d’uopo per recarsi a Fontanigorda attraversare la Trebbia; ma il ponte finora è che un pio desiderio, e l’altezza dell’acqua vieta di passare entro essa fino all’altra riva senza esporsi al cimento di un bagno spesso intiero, e qualche volta anche pericoloso.
Sorretto in alto da due piloni costruiti l’uno di quà l’altro di là dall’acqua havvi su questa un lungo, ma stretto, e quel che è peggio, logoro e flessibile tronco di albero, sotto cui veloce scorre l’onda, poco seducente invito a chi soffre di capogiro: una derisoria ringhiera di legno mal conficcata nel tronco, ed anzi già smossa è là pronta a tradire e lasciar precipitare nel letto chi da essa sperasse il benchè menomo aiuto.
Come Dio volle fui al di là del torrente, e, cominciando a salire per aspro cammino sui monti che a destra lo fiancheggiano, giunsi in breve dove il piccolo sentiero si mutava d’un tratto in una bella, ma non ultimata strada carrozzabile.
Quei di Fontanigorda avrebbero bramato vederla presto condotta a compimento, come quella che di molto gioverebbe al loro paese, per la sua ridente posizione sì caro a tanti villeggianti; quei di Rovegno, comune posto più presso alla Trebbia, temono invece da quella strada ricevere danno; epperò fra le contrarie aspirazioni dei comuni rivali essa rimase interrotta. Intanto a mano a mano che io saliva, sempre più bello si faceva il panorama dei monti circostanti, e più dappresso dava all’occhio dolce riposo la non interrotta verzura dei boschi e dei prati, che, irrigati da cento ruscelli, allietano la convalle della Pescia, nome del torrente di Fontanigorda.

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