La storia di Gorreto e di un’antichissima chiesa di Fontanarossa in due splendidi volumi pubblicati a cura di Caterina Gardella

Il Sindaco di Gorreto, Sergio Capelli, ha pensato di far conoscere il suo Comune attraverso due pubblicazioni che ne evidenziassero aspetti e straordinarietà: profilo storico, artistico, paesaggistico… Recentemente in due volumi ha raggiunto lo scopo. La prima edizione è andata immediatamente esaurita e già si sta provvedendo ad una seconda.
Il commento del Sindaco Capelli e del parroco don Giacomo Ferraglio
«Il Comune di Gorreto – scrive nell’introduzione al primo volume il Sindaco Sergio Capelli – conserva nel capoluogo e nelle sue frazioni un notevole e diversificato patrimonio, sia naturalistico che storico-artistico. Il patrimonio architettonico è costituito dai vari insediamenti con le grandi evidenze del palazzo Centurione a Gorreto, del palazzo Malaspina ad Alpe, del Palazzo detto dei Doria e della millenaria chiesa di S. Stefano a Fontanarossa; non bisogna poi dimenticare le chiese parrocchiali di S. Caterina in Gorreto, della Madonna Addolorata di Fontanarossa, di San Siro di Alpe e di S. Andrea di Varni, tutte di pregevole fattura e tutte dotate di preziosi ed antichi arredi. Le generazioni che nei secoli si sono susseguite plasmando il paesaggio e vivendo secondo i dettami di una civiltà ormai al tramonto, hanno i loro eredi negli attuali abitanti che vivono nella modernità ma conservano e ravvivano la memoria del passato».
Quanto mai opportune anche le parole del parroco Don Giacomo Ferraglio: «In un momento storico nel quale anche in nazioni cattoliche si chiudono e si alienano edifici sacri, il fatto che con grande impegno si sia restaurata l’antichissima chiesa di S. Stefano in Fontanarossa è indice di quanto tra noi sia ancora sentita l’esigenza di salvaguardare un patrimonio che è insieme di fede, di storia e di arte».
Gorreto, antico borgo ligure
Gorreto è uno splendido borgo di Val Trebbia. Oggi, sede dell’omonimo Comune, è stato per alcuni secoli, nobile e celebrata capitale del grande Feudo Imperiale Ligure dei Principi Centurione. Il loro castello, giunto sino a noi in precarie condizioni generali, necessita, ora, di energiche rapide, manutenzioni, non più procrastinabili. Si tratta di un prezioso delicato, gioiello: speriamo che il tempo, impietoso e indifferente, non possa sbiadire (o, addirittura, strappare), una tanto bella pagina di storia e arte; ricchezza e vanto dei nostri monti; dell’intera Liguria.
Trebbia, Dorbera e Terenzone, vivi di pesci, nei pressi del borgo, un tempo stretto da mura possenti, mescolano acque limpide e generose, in fraterno, affettuoso, abbraccio. I monti Alfeo, Carmo e Dego sull’opposto fianco, vigilano paterni; maestosi, solenni, affidabili. Decorano, movimentano, ornano il paesaggio con boschi e selve. Dipingono prati, pascoli, coltivi… sorridenti e vari per tinte più forti, meno forti, sfumate; tenui venti e brezze, preziosi aromi… in sapiente concerto.
Intorno, pittoresche ed antiche, si elevano numerose frazioni e case sparse: “Isole” e “scogli” compatti e vivaci, in posizioni vaghe, eteree, armoniose, nel mare infinito di piante ed erbe. Spontaneo sogno. Stupore. Incanto. Il loro cuore possente, continua a pulsare nelle chiese dai tetti aguzzi, dai campanile leggiadri. Si esprime negli Oratori, Cappellette, Croci, Cippi, ovunque diffusi. Quei “Segni del sacro” sono l’emblema e il vessillo della nostra gente. La montagna presenta il meglio di sé nella religiosità, espressa da egregia edilizia, arredo, suppellettili; Liturgie e riti, quali espressione di profondi sentimenti; forte fede e salde prospettive di vita; d’impresa. Di comunità. Memoria di grazie elargite. Auspici impetrati.
Terra antica quella di Gorreto e circondario. Già frequentata da Celti e Liguri, che ebbero sulla vetta dell’Alfeo un importante santuario. Caduto l’Impero Romano la Val Trebbia, ora Ligure/Piacentina, fu teatro di duri scontri tra Longobardi e Bizantini. Divenne, fin dall’alto medioevo, crocevia di Abbazie e Vescovati; Feudi, Repubbliche, Comuni e Principati. I Marchesi Malaspina elevarono torri e palazzi, di cui rimangono imponenti rovine. Anche i Visconti di Milano ebbero milizie ed interessi nella zona.
Con la prima metà del Seicento giunsero nella Valle i Signori Centurione. Con il loro principato iniziò una nuova era per la nostra montagna. Portarono iniziative di commerci, traffici, industrie, prima inimmaginabili. L’atavica miseria rurale fu moderata; un certo benessere diffuso. I Centurione furono feudatari che amavano la nostra terra, loro feudo, e paternamente la sostennero e orientarono verso un “Nuovo Mondo” d’essere e divenire; umanità e vita. Il castello, primo edificio dell’attuale paese, circondato da mura, alte e vaste, presentava artistiche cortine ai fianchi, frequentati opifici, laboriosi e produttivi. Uno splendido giardino in facciata costituiva l’anticamera sontuosa del Palazzo. Luogo anche di svago e ricreazione, stupiva per la varietà di fiori, piante, pergolati, viali; aromi… Vivente quadro di studiate geometrie barocche. Alta sul colle, si elevava una torre (che ancora si eleva), forse precedente avamposto dei marchesi Malaspina di Campi, divenuta gemma preziosa, incastonata nelle ferree mura ad anello del borgo.
La chiesa parrocchiale, dedicata a San Fermo, in stile barocchetto ligure, gentile e delicato, indirizza il fedele a mantenersi “fermo” nella fede degli “Antichi Padri”.

Attilio Carboni

(Articolo tratto dal N° 37 del 19/11/2020 del settimanale “La Trebbia”)

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