Fortezza dei Doria di Fontanarossa

Dove si trova

Il Palazzo dei Doria si trova a Fontanarossa, frazione del comune di Gorreto GE, dal quale dista circa 9 km.

Il palazzo

Il Palazzo dei Doria di Fontanarossa (o casa-fortezza come lo definisce Ferrero) è un grande edifìcio (m 15 x 15,50) con tetto a capanna e muri a scarpa che si trova su un pianoro in alto a sinistra sopra l'ingresso del paese; presenta caratteri architettonici quattro-cinquecenteschi e risulta ormai privo del torrione costruito nell'angolo destro della facciata principale. Ancora non si è certi a chi debba attribuirsi la costruzione.

Cenni storici

"Fu per lungo tempo Corte di Giustizia con tanto di prigioni, trabocchetti, forca e ruota a tenore di briganti e di ribelli. Anche una curiosa testimonianza linguistica attesta la prese?iza di tale Corte di Giustizia a Fontanarossa. Dagli anziani del paese si ricorda questa espressione di minaccia e di imprecazione: posti iese mazzetuò cioè: tu possa essere sottoposto al supplizio della ruota, dallo spagnolo mazetar.
Prove documentarie attestano l'esistenza delle prigioni all'interno del Palazzo: il 5 agosto del 1685 in Fontanarossa dal Commissario Notaio Giuseppe Galliano viene esaminata "la memoria presentata da Nicolino Casazza della Villa di Bertassi per i danni patiti per la lunga prigionia di Francesco suo figlio per la causa dell'omicidio di Giovannettino Z,anardi di Alpe'; un documento del successivo 1696 contiene la "lista delle spese fatte dal Capitano di Morbello  quando andò a far carcerare alcuni malviventi a Fontanarossa.
In merito ai trabocchetti un'attendibile testimone ricorda che buttando una pietra in una sorta di pozzo posto al pianterreno del palazzo si udiva un suono metallico che si può supporre prodotto dalle lame acuminate infìsse nelle pareti e destinate a ferire a morte chi fosse stato gettato in quelli che venivano chiamati "pozzi del taglio".
Nella ricostruzione dei vari passaggi di proprietà del feudo fatta basandosi sia sulle ricerche archivistiche di Giorgio Fiori sìa sulle investiture feudali raccolte nell'opera del Lunig sembra da escludere che i Doria abbiano posseduto Fontanarossa prima del 1783; il Goggi però afferma che ne erano proprietari nel 1515 ma quanto dice non può essere verificato in quanto egli non cita a sostegno la specifica fonte documentaria.
Poco probabile, almeno allo stato attuale delle ricerche, appare una presenza continuativi dei Fieschi che pure erano feudatari dei vicini paesi Fascia e Varni; essa però non è da escludere durante il tormentato periodo del primo Quattrocento quando i Fieschi vennero estromessi per un certo periodo dal confinante marchesato di Carrega ad opera del condottiero Nicolò Piccinino agli ordini del duca Filippo Maria Visconti. Nella ricca documentazione riguardante i feudi fliscani pubblicata dal Cammarata e che comprende gli anni dal 1464 al 1468 compaiono frequentemente i castelli di Torriglia, Roccatagliata, Carrega e Croce ma non si menziona mai né Fontanarossa né la presenza di una fortificazione .
Nessun cenno a Fontanarossa appare nel testamento di Gianluigi Fieschi morto a Genova nel 1510 e neppure compare nell'elenco dei beni dei Fieschi passati ai Doria dopo il fallimento della congiura del 1547.
Il Ferrerò, che ha condotto ricerche mirate, afferma: "Non si è a conoscenza di documentazioni notarili che possano indicare Fontanarossa nelle acquisizioni fliscane “ .
A seguito di tutte queste considerazioni la cosa più plausibile dovrebbe essere che a costruire il palazzo siano stati i Malaspina ma in mancanza di documentazione probante non rimane che augurarci che futuri ritrovamenti archivistici possano chiarire questo enigma.
Certo è invece il fatto che Felice Spinola Pallavicini tra il 1662 e il 1664 dispose il rifacimento del tetto e a tal fine fece redigere una cartina con la facciata del Palazzo dove si vede la torre di cui è rimasta memoria ma della quale finora non si aveva traccia documentaria, essa è conservata assieme alla "nota detti materiali che servono per fare il tetto", nell'Archivio Doria Pamphilj. Il Palazzo anche dopo la fine del feudalesimo rimase in proprietà dei Doria Pamphilj che poi procedettero alla sua vendita: "Il 9 luglio 1818 in Genova nello studio del notaio Pietro Antonio Vendersi sulla Piazza Scuole Pie si procede alla vendita di una casa denominata Palazzo a due piani a Giacomo Capello fu Antonio Maria nativo del luogo di Bertassi, con annesso prato e piccola piazza davanti, per il prezzo di franchi 1.250 . All'epoca Giacomo Capelli, abitante a Bertassi, risultava già essere titolare in Fontanarossa di "fondi coltivi, prativi e castagnativi". Il Palazzo fu svuotato degli arredi che furono portati a Bertassi dove alcuni sono tuttora conservati.
Nel 1844 due terzi del Palazzo vennero venduti dai figli di Giacomo ai cugini Andrea Capelli (m. 1888) e Don Giovanni Battista (m. 1881). Nel 1897 risulta in possesso di Antonio (1839-1913), Giovanni e Angelica figli di Andrea in quanto in quell'anno nei conti di famiglia viene registrato un pagamento "per restauri al Palazzo di Fontanarossa".
Venduto successivamente a persone del luogo l'edifìcio venne adibito a stalla, fienile e deposito di prodotti agricoli; l'antica copertura fu sostituita da tegole marsigliesi e fu probabilmente in quell'occasione che fu demolita la torre. Nel 1969 venne acquistato da Antonio "Luigino" Mangini nativo di Fontanarossa ma residente a Oceanside in California. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1990, passò alla moglie Luce ed ai figli Maurizio e Maria Paola che nel 2001 contattarono Fallerà sindaco Giorgio Montignani per donarlo al comune di Gorreto ma la pratica non ebbe seguito.

Informazioni turistiche

Il Palazzo, non visitabile, per il quale era stato avviato l'iter per tutelarlo come bene di interesse storico-artistico, si trova attualmente in pessimo stato di conservazione aggravata da un crollo nell'angolo sinistro della facciata avvenuto nel marzo del 2018. Collegati alle funzioni del Palazzo vi erano due altri edifìci situati poco lontano ma non vicini fra loro. In uno è tradizione che alloggiasse il corpo di guardia e vi fossero le scuderie, è stato ristrutturato e ha perso alcune delle antiche caratteristiche; l'altro presenta un lato absidato e sulla sua funzione esistono differenti versioni: secondo alcuni era destinato alla raccolta del grano versato al feudatario, secondo altri sarebbe stato la sede della fabbrica di polvere da sparo. E' stato recentemente ristrutturato salvaguardandone solo l'aspetto esteriore mentre all'interno i solai in legno sono stati sostituiti con altri in laterizi.

Fonti

Storia degli insdiamenti – a cura di Caterina Gardella – Beni culturali di Gorreto
Fotografie di Marco Gallione e Sabrina Cigolini

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