Ottone, la devozione a san Giuseppe e le vicende di un quadro del 700

San Giuseppe nella pittura viene rappresentato come un uomo quasi sempre anziano, forse per l’immagine che ne tramandano i Vangeli Apocrifi che indicano l’età del “Transito” al compimento dei 111 anni.
Fin dai primi secoli del cristianesimo fu indicato quale assistente e protettore dei moribondi, forse per le modalità esemplari del suo trapasso. Ovunque in Europa sorsero chiese in suo onore, confraternite per l’accompagnamento dei fedeli nei loro ultimi passi e sostegno spirituale e materiale dei superstiti.
La chiesa di San Marziano di Ottone presentava, dalla sua fondazione, fine del Seicento, inizi Settecento, i quattro altari laterali. A sinistra: S. Antonio da Padova (Juspatronato famiglia Garbarino) e Anime del Purgatorio (juspatronato famiglia Barchi); a destra: Transito di San Giuseppe (Juspatronato famiglia Muzio) e Madonna del Rosario (Juspatronato della famiglia Castelli). I monaci di San Colombano di Bobbio a cui si deve la fondazione del primitivo Ottone, con la “Cella di San Bartolomeo” (secolo VII), diffusero il culto di San Giuseppe nei loro possessi, estesi in buona parte nel Nord Italia. A loro si deve forse la tradizione dei “Falò di San Giuseppe”.
All’inizio del secolo scorso (1912), per iniziativa dell’arciprete don Isaia Volpi (1911/18), l’altare dedicato a San Giuseppe venne rimaneggiato e reso idoneo ad accogliere il quadro della Madonna della Salute, onorata da tutti gli ottonesi con una devozione andata via via crescendo a partire dal 1842 per iniziativa dell’arciprete don Domenico Ghirardelli.
La grande pala d’altare raffigurante il “Transito” fu rimossa e collocata in sacrestia dove rimase bene in vista fino al secolo scorso. Il culto di San Giuseppe a Ottone, sebbene privato di altare proprio, continuava ad essere pratica: : ancora in un recente passato. con bella liturgia e generale frequentazione. La gente seguiva composta la statua del Santo nella processione del 19 marzo. Partecipava con devozione al triduo serale. Cantava con fede profonda l’inno latino “Te Joseph celebrent”.
Dell’altare di San Giuseppe e della relativa pala si parla in due “Registri della contabilità dell’altare di San Giuseppe. vol. I dal 1760 al 1794: vol. II dal 1795 al 1842″
Su detti libri si legge, inoltre, che ” L’altare era di giuspatronato della famiglia Muzio” (poi estinta) Mons. Barbieri scrive nel 1930 che: “A questo altare vennero fatti importanti legati. Ne resta in vigore uno solo: il legato Bartolomeo Muzio: “le terre di San Giuseppe” in Toveraia di Sopra”.

Attilio Carboni

(Articolo tratto dal N° 32 del 14/09/2017 del settimanale “La Trebbia”)

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