Coli, il castello-palazzo di Faraneto una «reggia» del Cinquecento

Il palazzo-castello di Faraneto, situato su un angolo di montagna a circa 800 metri di altitudine, è tornato a rivivere. Circa dieci anni fa l’intervento del proprietario, l’architetto Marco Ferreri di Milano, ha dato il via a una nuova stagione di vita. Una lodevole quanto insperata rinascita si è dunque concretata grazie a un importante lavoro di restauro dell’antica dimora, straordinaria costruzione del Cinquecento realizzata ad opera del nobile Montanaro Grassi che si era ritirato a Faraneto dopo aver ceduto i rimanenti possedimenti di Magrini di Coli ai signori Nicelli, provenienti dall’omonimo paese dell’alta Val Nure. Questo edificio, si racconta, è stato realizzato con materiale del luogo: pietra di arenaria, calce prodotta in loco, impiego di legname locale per soffitta-ture e realizzazione di mobili, cisterna sotterranea per conservare le acque delle piogge e tegole in terra rossa locale. Col passare dei secoli varie vicende hanno interessato la vita del castello. Verso il mille-seicento i Grassi si trasferiscono a Piacenza ove intraprendono nuove attività commerciali ed il castello viene abbandonato.
Nel 1828 il nobile Francesco Grassi racconta Emilio Ottolengh i nella storia di Piacenza, diventa Podestà di Piacenza e fa restaurare i dipinti del castello e realizza al suo interno una cappella in stile romanico. Viene infine acquistato, nel 1917, dalla famiglia Platè di Coli che lo trasforma in abitazione rurale ed in ricoveri agricoli. Oggi ciò che attrae la curiosità è l’ampio salone lungo 43 metri e largo 22, insieme ai pozzi a taglie, ai trabocchetti ed ad altri mezzi impiegati per torture. Di notevole interesse anche la cap-pella recentemente restaurata. A margine dell’opera di restauro l’architetto milanese ha creato un impianto di pro-duzione di energia da legname cippato ed ha ripreso la coltivazione dei terreni circostanti con allevamento di bovini di qualità pregiata, la conversione del castagneto da frutto circostante che si estende da Peli fino a S.
Salvatore di Bobbio. L’insieme dei presupposti posseduti dall’ubicazione, dalle risorse forestali presenti, dai castagneti, dai prodotti del sottobosco, dalla selvaggina costituisce un luogo ideale per attività turistiche di varia natura e soprattutto un centro di vita produttiva e di attività sociali per la gente di montagna e per chi abitando in città va cercando un luogo di pace, di riposo e di serenità. L’edificio si presenta ristrut-turato e risanato ed è pronto per attività di natura sociale e di aggregazione per la popolazione di Peli per intraprendere inizia-tive sui finanziamenti previsti dai fondi europei del P.S.R. e per intraprendere attività che possano coinvolgere anche i turisti temporanei che ad ogni effetto, essendo per buona parte anche proprietari di terreni a case. fa parte integrante della vita del Comune di Coli.

(Articolo tratto dal N° 3 del 26/01/2017 del settimanale “La Trebbia)

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