Cassingheno di Fascia, dopo 140 anni chiude l’ultima bottega

“Questi paesi sono dimenticati da tutti, a nessuno importa il nostro futuro”. Se lo dice chi di primavere ne conta 85, scampato alla fucilazione nazista da bambino grazie al coraggio di Don Lino, parroco del tempo, che fece scudo davanti ai tedeschi, forse un minimo di riflessione dovrebbero farla anche quelli che oggi sognano di governare non solo un paese come Fascia. Storie di Pietro Isola residente della frazione Cassingheno, 1100 metri d’altitudine e 20 abitanti d’inverno alle spalle di Genova.
L’attenzione a questi temi, tutt’altro che secondari, dovrebbero metterla anche i governanti regionali o nazionali. Qui nelle festività tra 2014 e 2015, l’ultima sconfitta dello Stato sociale e del buon senso: dopo 140 anni di attività a conduzione familiare ha chiuso l’unico negozio di commestibili: “Impossibile andare avanti” commenta il titolare, Lino Brinzo. La serranda è chiusa dal primo gennaio a Cassingheno. Impossibile andare oltre.
Resta un pulmino che due volte a settimana porta anche la gente di Fascia e Carpeneto nel fondo valle tra Montebruno e Rovegno per fare la spese. Ma non è quella la ricetta. Non può essere quella. I residenti non ci stanno: “E’ un disastro, lo sarà ancora di più d’estate quando arriveranno i villeggianti. Ma forse non verranno più” dice Maria Rosa Isola, memoria del posto. L’ultimo omaggio dello Stato a Cassingheno è stato una visita fiscale e una verifica dello studio di settore.
La risposta di Fascia, questa. Serranda sbarrata. L’unica nota d’ottimismo, lassù, arriva da Silvia: poco più di 30 anni, un diploma in lingue straniere e la decisione poi di preferire gli asini a Londra, Mosca o Dubai. Con i suoi genitori ha aperto una macelleria agricola con annesso agriturismo: “Vendiamo la carne che alleviamo noi”. Ma per il commestibili, no. Non è più tempo. Lo Stato, il buon senso, noi tutti abbiamo perso ancora una volta. E quando lo scopriremo sarà troppo tardi.

Gilberto Volpara

http://www.primocanale.it (08/01/2015)
(Fotografia di Lorenzo Zampini)

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