Un matrimonio montanaro

Nell’episodio che segue ritroviamo un affresco completo di un matrimonio montanaro, evento attorno al quale si dispiegava una fitta rete di atti sociali volti a consolidare le relazioni comunitarie.

I mulattieri, tra i quali lo stesso sposo, hanno avuto in quell’occasione un ruolo di assoluto rilievo.

Quando si è sposata mia zia Maria, hanno fatto il pranzo di nozze in casa ed ha cucinato la Gina di Miccio (Luigina Negro). Siccome lo sposo Rodolfo era un mulat­tiere molto conosciuto, da Bogli sono arrivati a dorso di mulo molti suoi colleghi. Lo sposo è arrivato a cavallo della mula Rondine, una bellissima mula tutta nera che era appartenuta a Pino di Varzi (Giuseppe Carosio), un mulattiere molto conosciuto.
Tutti gli invitati sono arrivati cavalcando il proprio mulo anche in discesa, benché fosse molto faticoso. 1 buiotti sono arrivati già cantando e poi hanno continuato a cantare con i cosolani durante l’intero pranzo. Arrivata l’ora del ritorno i cosolani li hanno voluti accompagnare fino a casa. La sposa è stata fatta salire sulla mula di Silvio di Carrega che si chiamava Bionda. In quel momento si sono messi tutti a can­tare “Le carrozze son già preparate… “, facendo piangere la nonna e tutti i parenti, un po’ per la commozione e un po’ perché sapevano che la giovane andava a vivere in un paese ancora più povero di Cosola, dove non arrivava neanche la strada.
Cantavano tutti, e molto bene, ed hanno continuato fino all’arrivo a Bogli. Balin di Cabella, il garzone di Rodolfo, avrebbe voluto cantare anche lui, ma non lo la­sciavano perché dicevano che da solo cantava bene, ma in coro no. Allora lui se l’è presa ed ha allungato il passo con la mula con su la sposa, arrivando prima degli altri senza che nessuno in paese se ne accorgesse, fino a che hanno sentito i canti e i suoni delle grillere e allora è accorso lì tutto il paese, e sono cominciati i balli con piffero e fisarmonica fino a tarda notte. I buiotti, con la consueta ospitalità, hanno ceduto i loro letti ai cosolani ritirandosi a dormire nei fienili, tutti mezzi ubriachi.
Durante la notte alcuni hanno forzato la finestra della camera dove dormivano gli sposi e hanno fatto entrare i suonatori mettendosi poi tutti a ballare intorno al letto degli sposi. Era il mese di febbraio e i cosolani rientrarono a casa dopo qualche giorno, facendosi il passo nella neve.

(Zulema Negro dal racconto di Maria Negro)

(Racconto tratto dal libro “Chi nasce mulo bisogna che tira calci” di Paolo Ferrari
, Claudio Gnoli, Zulema Negro, Fabio Paveto)

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