Il codice della Gioconda e il mistero del Ponte del Diavolo

Il suo enigmatico sorriso da sempre attrae milioni di visitatori che ogni giorno affollano il Louvre per ammirarla. La Gioconda, il più famoso quadro di Leonardo Da Vinci, ha sempre fatto discutere, alimentando spesso la fantasia di romanzieri e scrittori. Da ultimo Dan Brown e il suo fortunatissimo best seller “Il Codice Da Vinci”. Ma se in quel libro la Monna Lisa era la chiave per ritrovare la tomba di Maria Maddalena e il Santo Graal, nell’ultimo lavoro della storica dell’arte Carla Glori (“Enigma Leonardo: la Gioconda, in memoria di Bianca” di prossima pubblicazione) il dipinto del genio toscano, si trasforma in una sorta di cartina geografica che permette di arrivare fino all’identità della misteriosa donna ritratta. Si perché il paesaggio altro non sarebbe che la valle di Bobbio, e il ponte il cosiddetto Ponte del Diavolo o Ponte Gobbo sul Trebbia.
IL PONTE DEL DIAVOLO – Dunque quella che Ernest Hemingway (forse) definì la “valle più bella del mondo” avrebbe avuto l’onore di apparire sul quadro più noto e famoso di Leonardo. Il mistero del resto è per così dire nel Dna del ponte. Leggenda vuole che esso sia stato costruito dal demonio (da qui il nome): Satana lo realizzò in una sola notte, dopo aver stipulato un patto con San Colombano, che gli promise in cambio l’anima del primo viaggiatore che lo avrebbe percorso. Ma il santo si beffò del diavolo, facendo passare sopra un cagnolino.

CHI ERA MONNA LISA? – La studiosa è convinta. Il ponte del quadro è quello sul Trebbia e il paesaggio quello della campagna intorno a Bobbio. Un’identificazione, anche se si resta in un “gioco” d’ipotesi, che porterebbe a dare un nome (uni dei tanti) anche alla donna ritratta da Leonardo: Bianca Giovanna Sforza, figlia di Ludovico il Moro, signore di Bobbio. Coincidenza? Leonardo avrebbe davvero disseminato d’indizi segreti il suo quadro per permetterne l’identificazione? Secondo la studiosa sarebbe così. Lo storico dell’arte Silvano Vincenti, presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici e ambientali, avrebbe individuato negli occhi della Gioconda due lettere – una G e una S, ma la questione è dibattuta – che per nell’ipotesi di Glori altro non sono che le iniziali di Giovanna Sforza. Ancora Vincenti, questa volta sotto una delle arcate del ponte ha trovato i numeri 7 e 2, che la studiosa ricollega all’anno 1472, quando il ponte fu distrutto dalla piena del Trebbia. Vincenti per altro ha avvalorato queste considerazioni.

LEONARDO E BOBBIO – La studiosa ritiene che la struttura arcuata del ponte nel dipinto corrisponda in tutto per tutto al Ponte del Diavolo. Nel quadro ci sarebbe anche una strada serpentina tuttora visibile a Bobbio. Ma il grande Leonardo passò mai per queste contrade? Glori pensa di sì. La città era un importante centro culturale, famosa per la sua biblioteca, un’attrazione che avrebbe spinto Leonardo a visitare i luoghi, che poi, qualche anno dopo, magari in Francia, avrebbe messo su tela, rievocando ricordi e particolari dalla sua memoria.

I DUBBI – Sembrerebbe quasi un romanzo. Anche più avvincente di quello di Dan Brown. Ma mentre la notizia fa il giro del mondo – è stata pubblicata anche da importanti quotidiani internazionali – e sul web la polemica esplode tra favorevoli e contrari, dal mondo accademico si leva qualche voce critica. La più autorevole è quella di Martin Kemp, professore di Oxford (ora in pensione) e tra i massimi esperti di Leonardo: “Il ritratto è quasi certamente di Lisa del Giocondo, per quanto poco romantica e poco misteriosa l’idea possa essere. Ci sono stati molti tentativi di individuare il luogo specifico del paesaggio e la somiglianza con il ponte di Bobbio non mi sembra così vicina. Ho grandi riserve su tutti i tentativi di trovare significati nascosti nei lavori d’arte del Rinascimento”.
E qualche dubbio avanza anche il giornalista Massimo Polidoro, cofondatore del Cicap tra i massimi esperti nel campo del mistero. Le considerazioni sono consultabili sul suo blog. In sostanza Polidori fa notare come manchi qualsiasi elemento documentario sulla visita di Leonardo a Bobbio, che sarebbe dovuta avvenire prima del 1472 (anno della distruzione del ponte), fatto ritenuto improbabile (prima di quella data Leonardo era un ragazzo apprendista nella bottega del Verrocchio). Per quanto riguarda poi gli indizi disseminati nel quadro il giornalista ricorda che precedentemente la famose iniziali negli occhi della Gioconda erano state lette come C E o C B. Cade il castello insomma? Chissà, certamente la Gioconda continua a far discutere.

di Raffaele Castagno

(http://parma.repubblica.it del 14/01/2011)
(La fotografia del Ponte del Diavolo è di Monika Rossi)

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